Nuovo rinvio di due settimane per la formulazione del capo di imputazione nei confronti dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in totale il ventisettesimo da parte della magistratura indiana sulla vicenda che vede convolti i due fucilieri di Marina, da due anni trattenuti in India. Il governo indiano ha comunicato alla Corte suprema di New Delhi la rinuncia a incriminare Girone e Latorre con il "Sua Act", la legge di contrasto alla pirateria che prevede anche la pena capitale.
Il procuratore generale G. Vahanvati ha però richiesto che i capi d’accusa vengano formulati comunque dalla National investigative agency, la polizia antiterrorismo indiana. Eventualità a cui si oppone la difesa, cui il giudice B.S. Chauhan ha dato tempo una settimana per esporre il proprio punto di vista. Il giudice ha fornito invece un’ulteriore settimana all’accusa per replicare ai legali. "Un primo passo": così l’avvocato dei due marò, Mukul Rohatgi, ha commentato l’esito dell’udienza, in particolare per quanto concerne la rinuncia all’applicazione del Sua Act, mentre ha annunciato che la difesa presenterà le proprie motivazioni contro il mantenimento della Nia.
Intanto il caso marò è stato menzionato in apertura della seduta plenaria del Parlamento europeo dal presidente Martin Schulz, che ha sottolineato di condividere le preoccupazioni del nostro Paese "sulla lunghezza e i ritardi del caso", rivolgendo "un appello all’India affinché sia rispettato pienamente e prontamente il diritto internazionale". E il caso è tra i più spinosi sul tavolo del nuovo governo: il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nel suo discorso in Senato per la fiducia, ha parlato in un passaggio del suo discorso dei due marò italiani "bloccati a New Delhi per una vicenda allucinante e assurda", sulla quale Renzi ha assicurato "il massimo impegno personale e del governo". Prima dell’intervento del premier in aula a Palazzo Madama, si è tenuto un vertice a Palazzo Chigi tra lo stesso Renzi, i ministri degli Esteri e della Difesa Federica Mogherini e Roberta Pinotti e l’inviato del governo Staffan De Mistura.
"Dopo quello che hanno subito ci mancava pure che i nostri due marò fossero giudicati in base alla Sua act. Una decisione in tal senso sarebbe stata aberrante. Il governo indiano continua a farsi gioco di noi. Non possiamo considerare positiva questa decisione, soprattutto a fronte dell’ennesimo rinvio. Sono due anni di angosciante attesa diventata intollerabile. Non se ne può più di questa presa in giro. Il caso ha preso una piega tale per cui tutta la comunità internazionale è chiamata a intervenire. L’Italia non può più partecipare a tante missioni e subire questo oltraggio. Latorre e Girone devono subito tornare in Italia" dichiara il senatore Maurizio Gasparri (Fi), vicepresidente del Senato, mentre Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Affari esteri del Senato, commenta: "La rinuncia del Sua Act da parte dell’India non mi incanta. Sarebbe davvero superficiale cambiare linea, fidandosi di una giustizia indiana che dopo due anni ci ha portato a questo stato. Mi auguro che il governo Renzi valuti seriamente la strada di un arbitrato internazionale".
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