"Matteo Renzi è un decisionista della parola. Alle parole aggiunge parole. È un illusionista che utilizza il vocabolario come i finanzieri d’assalto fanno con i derivati. Anzi, ora che ci penso: egli stesso è un derivato. Scommette sulla scommessa. Ma tutte le bolle speculative esplodono, è scienza della politica non profezia da mago". Lo afferma Achille Occhetto in una intervista al Fatto nella quale indica anche un termine per l’operato di Renzi: "Il tempo di una legislatura. È stato bravo a interpretare un bisogno di uscire dall’afasia, dalla palude. È stato l’inventore talentuoso di una rivoluzione parolaia".
E sul presidente della Repubblica dice: "Prevedo un avatar, un nome vuoto di storia e di pensiero ma formalmente ineccepibile. Un uomo o una donna che si affacciano sulla scena pubblica. Un prodotto tipico del solco nuovista".
Del Partito democratico dice: "Chiuderà i battenti quando questa leadership così personalistica si schianterà sotto la mole delle sue false promesse. Adesso le gambe che la sorreggono sono tre: quelli della ditta, la burocrazia di partito, insomma i vetero. Poi i giovani volenterosi e infine i nuovisti senza principi" e "ci sarà una sinistra che userà le parole che oggi utilizza bene Tsipras; deve saper essere un partito sia di lotta che di governo. Deve conoscere il malessere, viverlo tutto, e avere la capacità e il realismo di governarlo. Nulla di nuovo sotto il cielo: ce lo diceva già Enrico Berlinguer".
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