"Non è un segno di debolezza. Tutt’altro. È l’esatto contrario: una prova di democrazia, sagacia e lungimiranza". Dopo aver plaudito allo stop imposto dal Parlamento inglese al premier David Cameron, ora, Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, approva la scelta di Barack Obama di sottoporre al voto del Congresso la decisione di intervenire in Siria, come spiega in una intervista ad Avvenire: "E’ la dimostrazione che i Paesi democratici hanno una carta in più – aggiunge Casini -. E quella carta sono i Parlamenti", "in un momento tanto delicato, non è opportuno espropriare i rappresentanti diretti del popolo del loro potere decisionale". Paventando che il Congresso Usa non seguirà l’esempio del Parlamento britannico Casini parla di "un errore": "Considero profondamente sbagliata un’iniziativa militare nello scenario siriano. E non di certo per stima nei confronti di Assad: il regime di Damasco si è macchiato delle peggiori atrocità. Dobbiamo, però, considerare con attenzione la situazione. Ad opporsi alla dittatura non è un movimento liberale e democratico ma una compagine eterogenea in cui sono infiltrati stabilmente elementi jihadisti. Si corre, dunque, il rischio di passare dalla padella alla brace. Di abbattere un tiranno per far posto ai terroristi. Mi domando: il caso egiziano non ci ha insegnato niente? Là, abbattere il dittatore Mubarak ha coinciso con la nascita di un sistema democratico?".
Per Casini "è fondamentale associare la Russia in un negoziato che costringa Assad a dare il via a Ginevra 2, il cui inizio è stato congelato. Il momento è favorevole per riprendere il progetto. Alla luce della posizione dura di Washington, Mosca sembra più propensa a collaborare. E ad utilizzare i suoi ‘buoni uffici’ per premere su Damasco".
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