"Da oggi il governo è più debole. È il momento di reagire con uno scatto". Sono racchiuse in queste parole di Guglielmo Epifani tutte le contraddizioni interne al Partito democratico per l’epilogo della vicenda Cancellieri. "Sfiducia nei confronti del ministro significa sfiducia nei confronti del governo", aveva detto ieri il presidente del Consiglio Enrico Letta alla riunione dei gruppi parlamentari. A denti stretti, il partito ha deciso di seguire le parole del premier, che si è messo in gioco in prima persona per salvare la collega di governo. A fronte del voto compatto del gruppo parlamentare, permangono divisioni profonde nel Pd.
Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che nei giorni scorsi aveva chiesto le dimissioni del ministro, oggi non ha parlato. I parlamentari che sostengono la sua candidatura a segretario del Pd si sono mostrati leali a Letta ed hanno rispettato la disciplina di gruppo. Come già sostengono alcuni deputati renziani in transatlantico, il premier "si è giocato l’ultimo jolly" a difesa del suo governo, dopo la richiesta di fiducia sul caso Alfano e quella sul caso Cancellieri-Ligresti.
C’è chi nel partito, però, ritiene che questa sia la prima grande sconfitta di Renzi: "Ha fatto tutto questo numero contro la Cancellieri – afferma Massimo D’Alema – sembrava che volesse rovesciare il mondo. Finito twitter, il gruppo ha deciso di votare la Cancellieri e Renzi ha incartato e portato a casa". Una visione diametralmente opposta rispetto a chi vede una vera vittoria strategica per il sindaco. Ieri Renzi aveva detto che "al posto di Letta non metterei la faccia su questa vicenda". Il premier, invece, ha messo in gioco la vita del governo ed ora, nello scontro virtuale con il sindaco, che diventerà reale quando Renzi sarà segretario, è in debito.
Lo "scatto" di cui ha parlato oggi Epifani potrebbe essere una ridefinizione, a breve, dei rapporti tra il governo e il Partito democratico che, dopo il voto sulla decadenza di Berlusconi e la chiusura della partita sulla legge di stabilità, potrebbe accrescere il suo peso all’interno della maggioranza. Ma per un Renzi che guarda all’immediato futuro, il presente vede invece un altro candidato alla segreteria del Pd alzare un vero e proprio polverone: "Ho accolto la posizione del partito – afferma Pippo Civati – per senso di lealtà. Il discorso di Epifani, però, non mi è piaciuto". Secondo il deputato lombardo, il Pd non ha dato "un’immagine molto forte rispetto al paese e rispetto soprattutto a un tema importante per noi come quello della legalità e della correttezza istituzionale che si pretende da un ministro. I miei compagni di partito hanno accolto l’ennesimo, impolitico, ricatto: o così, o nulla. Ho sollevato il tema nel partito, non l’ho fatto in Aula, sono stato coerente con me stesso. Non confondete la mia posizione con quella di Cuperlo". Una polemica, quella con il terzo candidato alla segreteria, che è si è fatta sempre più dura, dopo l’intervento dello stesso Cuperlo di ieri sera all’Assemblea del gruppo Pd in cui prendeva le distanze dall’iniziativa di Civati e della mozione di sfiducia da lui presentata.
"L’intervento di Cuperlo – ha tuonato oggi Civati dalle colonne del suo blog – ha sancito che il Pd, che prima non aveva una posizione, ora ne ha una sbagliata. Salvare Cancellieri, definendo inopportuna la sua vicenda, augurandosi che si dimetta, sapendo che non lo fa e non lo farà, per poi confermare la fiducia all’esecutivo: un vero capolavoro. Cuperlo, il disprezzo di chi è sempre dalla parte di chi comanda. Il Pd si merita un altro gruppo dirigente, persone che non facciano gli str… con le minoranze quando sanno di essere maggioranza, che non facciano i prepotenti con chi non la pensa come loro, che non ti attacchino con palesi falsità nei congressi come chi non ha alcun interesse a riconoscere il valore del pluralismo". Parole durissime, cui ha replicato lo stesso Cuperlo: "Non ho avuto alcuna espressione di disprezzo per nessuno, tanto meno verso Civati. Sono colpito e amareggiato dalla violenza verbale e culturale con cui si reagisce ad una critica politica. Dico solo che mi dispiace e che, per quanto mi riguarda, non sono questi i metodi e le forme del confronto che sono solito usare".
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