Mario Monti, leader di Scelta Civica, intervistato dalla Stampa, torna a parlare di Imu: “La misura adottata rende il sistema fiscale meno equo e meno progressivo. Del resto, tra i Paesi che tassano le proprietà immobiliari, ve ne sono soltanto quattro che esentano la prima casa: Congo, Mongolia, Niger e Yemen. Che l’Italia raggiungesse questo drappello di punta nella ‘sacralità della casa’ era forse meno urgente di quanto non sia per i prodotti italiani acquisire una migliore competitività e per i giovani italiani avere qualche possibilità di lavoro in più. E questo, si sa, avrebbe richiesto di spostare la tassazione dai redditi verso i patrimoni, alleggerendo in primo luogo il carico sui redditi di lavoro e sul profitto d’impresa". Dunque, “ci riserviamo, quantomeno, di chiedere modifiche".
Secondo l’ex presidente del Consiglio, “non dobbiamo accontentarci di essere, in questo, allo stesso livello della Spagna. E’ vero che a fine 2011 i tassi italiani erano addirittura 150 punti al di sopra di quelli spagnoli. Ma poi si era riusciti a riportarli al di sotto, come dovrebbe essere normale. In febbraio, alla vigilia delle elezioni, eravamo circa 100 punti più bassi. Abbiamo messo i conti pubblici ben più in ordine di quelli spagnoli e le loro banche hanno avuto i noti problemi. Se oggi veniamo ‘quotati’ all’incirca come la Spagna, vuol dire che il mercato ricomincia ad avere dubbi sulla nostra determinazione a perseverare nella disciplina del bilancio pubblico e ad andare avanti sulla via delle riforme per la crescita. Finché, come io credo, Enrico Letta è convinto di questa linea ed è disposto a battersi perché i partiti della coalizione l’accettino, anziché accondiscendere a loro richieste pericolose, noi lo appoggeremo".
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