Inaugurato nell’80 dopo Cristo, l’Anfiteatro Flavio ha 934 anni. Meglio conosciuto nel mondo come il Colosseo, monumento Unesco dal 1980, accoglie sei milioni di visitatori ogni anno. Antica arena adibita alle corse delle bighe e alle lotte dei gladiatori è inserito dal 2007 nelle sette meraviglie del mondo.
Irrinunciabile attrazione per storici e turisti, simbolo inconfondibile e incontaminato dell’epoca di Roma Imperiale, incassa 33 milioni di euro dalle visite di ammirati curiosi. L’incremento dei visitatori è cresciuto del venti per cento negli ultimi cinque anni. Seimila è il numero massimo di persone che possono essere presenti all’interno del monumento. Dodici euro il prezzo del biglietto d’ingresso all’arena che il ministro ai Beni culturali Franceschini intende restituire alla fisionomia originaria. Idea e progetto comprendono anche la possibilità di ospitare eventi.
Il Colosseo, nell’Ottocento, mostrava l’arena calpestabile. Oggi si mostra al pubblico in una versione a totale beneficio dei visitatori: l’arena scoperchiata e i sotterranei portati alla luce del sole. Seguendo il filo delle buone e belle intenzioni, l’Anfiteatro Flavio potrebbe essere completamente ripristinato nell’immediato futuro.
Il passato remoto, remotissimo, racconta di un’arena in grado di ospitare 50.000 spettatori seduti e 80.000 in piedi. In occasione dell’inaugurazione, datata appunto 80 a.c., i giochi celebrativi dell’evento durarono tre mesi. Nell’arena del Colosseo avrebbero combattuto 10.000 gladiatori; 2.000 furono uccisi, come pure 9.000 animali.
Sul progetto del ministro ai Beni Culturali si dividono gli archeologi. Sola una parte di essi è favorevole alla proposta lanciata con un tweet dal ministro Franceschini. L’idea è nata da un articolo di Daniele Manacorda, archeologo di Roma 3, pubblicato a luglio dalla rivista “Archeo”. Franceschini l’ha ripreso e con grande entusiasmo ha rilanciato l’idea.
In realtà, basta avere i soldi, sottolinea l’archeologo Adriano La Regina, conosciuto a Roma e dintorni come l’implacabile “mister no”. Il nomignolo in ragione dei vincoli che, all’epoca del Giubileo 2000, pose in essere per impedire la realizzazione di un tunnel sotterraneo sotto ai piedi di Castel Sant’Angelo. Il cambio di direzione, ora. “Ricostruire l’arena del Colosseo è un’idea felice, soprattutto utile. Si può fare benissimo. La ricostruzione dell’arena migliorerebbe la percezione dell’anfiteatro come era al tempo dei Flavi”.
Mister no sembra un’altra persona, comunque dubbiosa circa la possibilità di musealizzare l’arena sotto l’arena. “La copertura dei sotterranei produrrà problemi di climatizzazione e di deflusso delle acque. Un problema da affrontare: gli ipogei sono stretti, inadatti all’esposizione di reperti”.
L’architetto Adriano La Regina intravvede la possibilità che i sotterranei possano diventare musei di se stessi. Dove mostrare ai visitatori i macchinari degli artifici tecnici che servivano ai giochi. Parimenti realizzabile il collegamento diretto con l’arena superiore. Una sorta di ascensore ad immagine e somiglianza dei montacarichi sui quali venivano caricati gli animali e i gladiatori. “Ascensori in legno e identici a quelli dei romani. E più di uno. Gli effetti spettacolari sarebbero di grande impatto per i visitatori, sempre più numerosi ogni anno”.
Il progetto prevede la ricostruzione in legno del calpestio, in modo da rendere da un lato nuovamente fruibile l’intera arena.
L’idea della ricostruzione dell’arena del Colosseo incontra il favore dell’architetto Daniele Manacorda, che l’ha lanciata, e del presidente del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici, Giuliano Volpe. La ricostruzione servirebbe a rendere più comprensibile il monumento, soprattutto per quanto riguarda gli ipogei. Bisogna però procedere con cautela e rispetto.
Cautela e rispetto perché non si può considerare il Colosseo un feticcio. Il partito del sì al ripristino dell’arena com’era alla metà dell’Ottocento ritiene che il Colosseo sia in grado di ospitare, in futuro, concerti, gare di lotta grecoromana, e quant’altro. Come le proiezioni simili a quelle ideate da Piero Angela al Foro di Augusto.
Andrea Carandini indica come opera prioritaria il ripristino totale del tunnel che collegava il Colosseo al Ludus Magnus, la palestra dove si allenavano i gladiatori.
Il partito del no è guidato da una personalità autorevole. L’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis, direttore della Normale di Pisa. “Lo Sblocca Italia contiene norme devastanti per la tutela del patrimonio culturale. La funzionalità del ministero è in continua discesa per mancanza di fondi e di personale. In questa situazione, non credo che l’eventuale
ricostruzione dell’arena del Colosseo sia una priorità ragionevole”. Un paletto o che cosa? O semplicemente un parere contrario, sia pure espresso da un’autorevole personalità?
Le riserve del professore Settis sono dettate anche dalla prospettiva che il Colosseo possa accogliere varie forme d’intrattenimento, dopo aver ospitato il concerto di Paul McCartney nel 2003 e quello per l’Unesco di Biagio Antonacci. Il ministro Franceschini, decisamente intrigato dall’idea, appare determinato a portare il progetto a compimento. D’altro canto, in questo momento di chiacchiere e pareri, il partito del sì prevale ampiamente.
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