Il governo e’ riuscito a superare lo scoglio Imu, probabilmente riuscira’ anche a evitare l’aumento dell’Iva, ma non si puo’ dire che abbia ancora impostato una vera politica economica. L’abolizione della tassa sulla prima casa e’ una vittoria (al momento in extremis) del Pdl, vittoria piu’ d’immagine che di sostanza: i conti veri li faremo, privati e aziende, nel 2014, quando capiremo quanto della vecchia imposta uscita dalla porta rientrera’ dalla finestra attraverso la service tax. Egualmente si vedra’ se e come gli enti locali sapranno gestire l’autonomia fiscale concessa loro: finora molti sindaci sono stati solo capaci di chiedere soldi allo Stato (cioe’ a noi) minacciando in caso contrario ogni sorta di taglio a danno di anziani, asili, marciapiedi, illuminazione. Chiedere tasse in cambio di servizi e’ molto meno comodo: ma puo’ essere l’occasione per un cambiamento di costume. Non e’ mai troppo tardi per imparare dall’estero. Resta il fatto che si continuano a coprire imposte e aumenti con altre imposte ed altri aumenti, o con anticipi delle tasse a danno del sistema produttivo e dei cittadini.
Conosciamo benissimo i limiti di politica interna ed europea dentro i quali si muove il governo Letta, e continuiamo ad apprezzare i suoi sforzi. Seguitano pero’ a latitare le riforme economiche vere: meno vincoli, innanzitutto giuridici, sul lavoro; riduzione del cuneo fiscale e della burocrazia; competitivita’ e utilizzo dei fondi europei. In tutti questi campi l’Italia resta in coda alle classifiche europee e mondiali; e questo e’ il motivo primo per il quale la ripresa arriva da noi in ritardo e piu’ fiacca che altrove. Pur avendo il nostro Paese sopportato sacrifici maggiori di altri (per esempio della Francia) e messo il deficit sotto controllo a differenza, sempre per esempio, della Spagna e ancora della Francia. Ma altrove, soprattutto in Spagna, il circuito produttivita’-tasse-lavoro-burocrazia e’ stato da tempo rinnovato di sana pianta; da noi e’ invece sostanzialmente quello di quarant’anni fa. E’ una situazione con la quale la politica dovra’ fare i conti, comunque si risolva la questione Berlusconi e chiunque vinca la battaglia nel Pd. E’ molto piu’ difficile per la nostra classe dirigente riformare il lavoro e introdurre regole per competere in Europa e nel mondo, che fare un lifting alla tassa sulla casa. Ma, fermo restando che con l’Imu si era passati da un’anomalia all’altra, e che le patrimoniali non piacciono a nessuno (e non servono), e’ piu’ utile fare le riforme, quelle vere.
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