La sensazione a Genova è che il cerchio si stia davvero per stringere. O almeno che questa sia una buona base di partenza per arrivare a chi lo scorso 7 maggio ha fatto fuoco contro l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. Il "blitz" dei carabinieri del Ros su mandato della Procura di Perugia che ha di fatto decapitato una parte del Fai/Fri, il fronte anarchico informale, non e’ passato inosservato a Genova. Anzi. ‘Diciamo che con l’inchiesta di Perugia non vi sono ricadute negative su quella di Genova’ ha commentato il procuratore aggiunto Nicola Piacente, uno dei due pm genovesi a cui sono state affidate le indagini sul caso Adinolfi.
Di certo in Procura a Genova non e’ passato inosservato l’arresto, nel centro storico, di Giuseppe Lo Turco, studente e anarchico di 23 anni. Con lui sono finiti nel registro degli indagati altri quattro genovesi, tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata alla lotta eversiva e al terrorismo. Ma non e’ tanto l’arresto di Lo Turco ad essere ritenuto interessante, quanto il materiale sequestrato nel blitz.
Riguarda quella stessa sigla che ha rivendicato l’attentato del 7 maggio, la Federazione Anarchica Informale, come ha rilevato lo stesso comandante del Ros, Giampaolo Grazer: ‘C’e’ una stessa matrice organizzativa dietro all’indagine della procura di Perugia su un gruppo anarco-insurrezionalista e il manager dell’Ansaldo, Adinolfi’. Un elemento rilevato nella stessa ordinanza del gip di Perugia. Lidia Brutti: ‘Non è inutile sottolineare che il simbolo stampato sulle rivendicazioni degli attentati del dicembre 2011 e’ il medesimo, ad eccezione degli acronimi Fai/Fri, utilizzato per la rivendicazione dell’ attentato a mano armata ai danni dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi’.
Quella di oggi è stata una giornata febbrile a Genova, sia in Procura, sia al Comando provinciale dei carabinieri. Summit e incontri si sono succeduti per analizzare gli atti arrivati da Perugia, per capire cosa possa essere utile per risalire al commando che ha sparato il 7 maggio in via Montello. Nelle perquisizioni effettuate in citta’ e’ stato sequestrato materiale informatico e cartaceo a cui gia’ stanno lavorando gli esperti dell’Arma. Per quanto nelle due Procure, sia a Genova che a Perugia, si sottolinei che gli arresti non hanno attinenza con il caso Adinolfi, la sensazione a Genova e’ che si sia sulla rotta giusta per arrivare a chi ha sparato al manager Ansaldo.
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