Ricostruire quello che e’ venuto giu’ col terremoto, presto e bene. ‘All’emiliana’, verrebbe da dire, anche se la gente della Bassa, per modestia, non lo dice. Quando son passate poco piu’ di 24 ore dal sisma che ha distrutto case e capannoni della zona intorno a Mirandola, che e’ costata 17 vittime, centinaia di feriti, migliaia di sfollati, comincia a prendere il sopravvento la voglia di rimettere in piedi con il lavoro intelligente dell’uomo cio’ che l’assurda furia della natura ha fatto venir giu’. Il consiglio dei ministri ha dato al territorio le prime risposte: la sospensione dei pagamenti fiscali, la deroga al patto di stabilita’ che consentira’ ai comuni di spendere, il contributo che arrivera’ da un aumento di due centesimi sul prezzo della benzina, la nomina del presidente della Regione Vasco Errani a commissario straordinario della ricostruzione. Che non vuole parlare di ‘modello’, ma che, appena investito dell’incarico, un modello vuol provare a crearlo.
Troppo spesso, in occasione di catastrofi naturali, ci sono state cose che non hanno funzionato. Stavolta, ha avvisato Errani, incapacita’ o, peggio ancora, disonesta’, devono stare alla larga da queste terre. ‘La ricostruzione comincera’ presto – ha detto – si fara’ bene, in trasparenza, contrastando le infiltrazioni della criminalita’ organizzata e partendo dai Comuni’. L’obiettivo, pensando anche agli esempi piu’ recenti, e’, insomma, quello di fare le cose in maniera piu’ ‘ordinaria’ possibile, facendo diventare i Comuni i perni della ricostruzione.
Mentre si pensa a come ricostruire c’e’, pero’, da assistere le persone che intanto sono rimaste senza casa o che in casa non ci vogliono rientrare perche’ hanno paura. Le tendopoli (ne sono state create di nuove, altre sono state potenziate) le strutture coperte, gli alberghi convenzionati possono accogliere circa 15mila persone.
Ma c’e’, anche, da piangere le 17 vittime che la scossa di ieri ha provocato, a cui si aggiungono i sette morti di dieci giorni fa. Il bilancio dovrebbe fermarsi qui. E’ stato infatti estratto senza vita dalle macerie della Haemotronic di Medolla il corpo dell’operaio che risultava ancora come unico disperso.
C’e’ da piangere e c’e’ anche, e soprattutto, da interrogarsi. La procura di Modena ha aperto un’inchiesta sui crolli dei capannoni dove hanno perso la vita molti operai (da considerare a tutti gli effetti dei morti sul lavoro, secondo il ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri). Il procuratore di Modena Vito Zincani ha detto che indaghera’ l’ipotesi che ‘la politica industriale a livello nazionale sulla costruzione di questi fabbricati sia una politica suicida’. L’obiettivo sara’ quello di verificare se i capannoni sono stati costruiti secondo le norme e se, eventualmente, ci sono delle responsabilita’.
Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha parlato del ‘problema di cambiare i comportamenti anche come politiche pubbliche che dal lato della prevenzione sono state gravemente inadeguate’. E ha assicurato che anche le celebrazioni del 2 giugno, al centro in questi giorni di numerose polemiche, saranno improntate alla sobrieta’. La gente colpita dal terremoto chiede, a questo punto, soprattutto che lo Stato gli stia vicino. Nessuna elemosina, solo la possibilita’ di rimettersi in piedi, di continuare a lavorare, di tornare a essere (grazie a un industria di alto livello che ha nel biomedicale una punta d’eccellenza e un’agricoltura che produce alcuni dei prodotti piu’ pregiati dell’italian food) una delle zone piu’ produttive d’Europa.
‘Nessuno – ha assicurato il premier Mario Monti – Istituzioni, governo e cittadini lascera’ solo nessuno’. Il Capo dello Stato e’ tornato a parlare di fiducia: ‘ Anche in questo momento – ha detto Napolitano – le istituzioni devono dare esempio di fermezza e serenita’. Non possiamo solo piangersi addosso. Abbiamo il dovere di dare un messaggio di fiducia’.
La fiducia, nei campi, nelle tendopoli, nei paesi distrutti, per ora e’ un po’ appannata dalla paura. Tornera’ quando tutti, imprenditori e operai, cittadini e istituzioni, saranno messi nelle condizioni di dare, col loro lavoro, il proprio contributo alla ricostruzione. E’ questo che la Bassa Modenese ferita e orgogliosa chiede allo Stato.
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