Il processo Stamina non si muove da Torino. Il gup Potito Giorgio, nel respingere una delle richieste delle difese, ha deciso che sara’ il tribunale subalpino ad occuparsi della presunta associazione per delinquere guidata da Davide Vannoni. A Trieste finiranno soltanto le carte legate a uno dei numerosi capi d’accusa: il peculato contestato al medico Marino Andolina, braccio destro di Vannoni, che pratico’ una parte del trattamento Stamina per un anno, fra il 2008 e il 2009, all’ospedale Burlo Garofolo. "La parte piu’ importante resta qui ed e’ giusto cosi’" commenta il pm Raffaele Guariniello, mentre gli avvocati fanno presente che la questione di competenza territoriale potra’ essere ripresentata piu’ avanti.
Oggi, alla ripresa dell’udienza preliminare, il pm Guariniello ha ribadito la sua richiesta di rinvio a giudizio. Ma soprattutto ha presentato un dossier di una novantina di pagine in cui sono condensati gli indizi raccolti dai carabinieri del Nas. Si parla, per esempio, della "inefficacia e insicurezza" della metodica Stamina: l’Aifa ha esaminato le cartelle cliniche dei pazienti in cura agli Spedali di Brescia e non ha rilevato segni di miglioramento, denunciando una situazione che in qualche caso sfocia nell’"anarchia terapeutica". Poi ci sono le dichiarazioni di John Bach, uno dei massimi esperti mondiali della patologia Sma1, raccolte in videoconferenza dal New Jersey: Stamina "non e’ una cura e non e’ un trattamento perche’ una volta terminato i bambini peggiorano".
E ci sono i dubbi sulla genuinita’ di una video-intervista a un paziente di Vannoni, un torinese maestro di danza classica affetto da psoriasi, che nel filmato sembra cantare le lodi di Stamina: il sospetto della procura e’ che ci siano state delle manipolazioni. Il danzatore in effetti guari’, ma solo dopo essersi rivolto a un ospedale dermatologico e avere seguito terapia a base di farmaci. Nel dossier Guariniello ricostruisce le "finalita’ mercantili" di Vannoni, spiegando che erano stati presi contatti con una societa’ di Milano per aprire centri di produzione delle staminali in Svizzera, a Hong Kong e a Citta’ del Messico, e rievoca la strategia messa a punto per superare il blocco imposto dalle autorita’ sanitarie italiane attraverso una valanga di ricorsi nei tribunali. Gli imputati sono in tutto tredici. Uno dei loro, Roberto Ferro, che aiuto’ Stamina a compiere i primi passi in un poliambulatorio a Carmagnola (Torino), ha chiesto di patteggiare un anno e otto mesi. Altri due hanno scelto il rito abbreviato: sono Andrea Losana, medico torinese, e Carlo Tomino, dirigente dell’Agenzia Italiana per il Farmaco.
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