Continuano le proteste del popolo venezuelano in tutto il Paese, non solo a Caracas. #SOSVenezuela è diventato ormai un hashtag molto diffuso, anche se non tanto quanto vorremmo, non ancora. C’è bisogno di fare di più, il mondo deve guardare al Venezuela senza benda sugli occhi.
Intanto il governo venezuelano ha dovuto ammettere che un 17enne morto ieri durante un’ennesima protesta dell’opposizione è stato ucciso dalle forze della sicurezza con armi da fuoco. Il dittatore Nicolas Maduro è davvero sempre più solo. Oggi 11 Paesi americani – Argentina, Brasile, Canada, Colombia, Cile, Honduras, Guatemala, Messico, Paraguay, Peru’ e Stati Uniti – hanno diffuso una dichiarazione autonoma, molto dura nei confronti del governo di Maduro. In questa nuova presa di posizione regionale si riprendono i quattro punti fissati nel dicembre scorso dal segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, che prevedono la creazione di un canale umanitario per cibo e medicine; di un calendario elettorale concordato fra governo e opposizione; la restituzione al Parlamento di Caracas dei suoi poteri e la liberazione dei prigionieri politici. A ciò si aggiunge ora la richiesta di sospendere il progetto di modifica della Costituzione.
Fabian Urbina, così si chiamava il 17enne ucciso. La rapida diffusione delle testimonianze raccolte dalla stampa e dai social network sulla morte di Urbina ha lasciato poco spazio ai dubbi: nei foto e video si vedono chiaramente almeno due agenti della Guardia Nazionale sfoderare le loro pistole e sparare direttamente contro i manifestanti, ad altezza d’uomo. Assassini.
Il mondo non può restare a guardare mentre un pazzo assassini ordina ad altri pazzi assassini si sparare sui manifestanti, di uccidere i propri stessi fratelli. #SOSVenezuela
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