Scelta civica continua a rimpicciolirsi mentre il Pd allarga i propri confini in Parlamento. Cinque senatori e due deputati (a cui si aggiunge il viceministro allo sviluppo Economico Carlo Calenda, che pero’ alle scorse elezioni non e’ stato eletto) lasciano il partito creato da Mario Monti per aderire ai gruppi Dem. L’esperienza voluta dal Professore – sentenzia il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini – e’ finita. Per chi resta, pero’, si tratta solo di una scelta dettata dall’opportunismo e dal desiderio di assicurarsi una "poltrona".
Tra due giorni, domenica, si terra’ intanto il primo congresso di Sc: appuntamento che viene confermato e rilanciato dal capogruppo alla Camera Andrea Mazziotti, che assicura che sara’ l’occasione "per ridefinire organi e linea politica". Due le mozioni che si confronteranno: quella firmata dal Sottosegretario Enrico Zanetti e quella del sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova. Una posizione, quest’ultima, destinata a restare minoritaria: "Ho chiesto inutilmente una gestione collegiale", dice infatti Della Vedova annunciando che la sua presenza all’appuntamento sara’ simbolica. Si tratta di un gesto di "rispetto" nei confronti di chi lo ha sostenuto dopo il quale lascera’ anche lui il partito; a differenza dei colleghi, pero’, non entrera’ – assicura – nel Pd anche se e’ pronto a continuare a fare la sua parte al governo.
Gli otto (Susta, Giannini, Maran, Lanzillotta, Ichino, Borletti Buitoni, Tinagli, Calenda) che invece oggi hanno risposto all’appello del premier decidendo di traslocare nei gruppi Dem si dicono convinti del fatto che non solo sia venuta meno "la ragion d’essere originaria di Scelta Civica" ma sono anche certi che lavorando all’interno del Pd sia possibile, diversamente dal passato, "voltare pagina rispetto ai partiti, alle ideologie e alla storia politica del secolo scorso".
Altro che "evoluzione", replicano pero’ quanti restano ancorati al progetto di Sc: "Questo e’ un esodo" dettato da ragioni opportunistiche, dice la deputata di Scelta civica Adriana Galgano. Lettura condivisa anche da Fi: "Ora chi cambiera’ casacca – osserva Gabriella Giammanco, parlamentare di Forza Italia – sara’ considerato un eroe della Patria". Idem Sel: "Da Scelta civica a Scelta Cinica… La bulimia del renzismo non ha precedenti…", scrive su Twitter il capogruppo alla Camera Arturo Scotto. Eppure, e’ la convinzione di Pier Luigi Bersani, "un conto sono le scelte di tipo opportunistico, sempre disdicevoli; un conto e’ quando c’e’ un passaggio politico".
IL CROLLO DI MONTI Da salvatore di un Paese sull’orlo del baratro finanziario per la crisi del debito sovrano, a (ex) leader politico abbandonato dal suo stesso partito. Il tutto in poco piu’ di due anni. Tanto e’ durata l’esperienza politica di Mario Monti che nel dicembre del 2012 annunciava di voler "salire" in politica ed oggi assiste all’addio di altri otto senatori che da Scelta Civica migrano nel Pd. La ‘carriera’ di Monti in politica inizia con la nomina a senatore a vita voluta dall’allora presidente Napolitano. Sono giorni drammatici. Lo spread viaggia intorno ai 575 punti base e, poco dopo, Berlusconi e’ costretto a lasciare palazzo Chigi. Il 18 novembre nasce il governo ‘tecnico’ del professore. Monti fa subito capire che aria tira preannunciando ‘sacrifici’ agli italiani.
Il 4 dicembre vara il ‘Salva Italia’. E’ lo stesso premier, durante la conferenza stampa in cui Elsa Fornero scoppia in lacrime, a ribattezzare cosi’ la manovra da 30 mld con cui si introduce una pesante riforma delle pensioni: i conti pubblici sono in sicurezza, ma nasce anche il problema degli ‘esodati’. Intanto inizia il pressing sulla Germania affinche’ lasci maggiore liberta’ di manovra alla Bce. Porta dalla sua parte Parigi, Madrid, Londra e anche Washington. Time gli dedica la copertina chiedendosi se riuscira’ a salvare l’euro. I toni con Berlino iniziano a scaldarsi. Monti incontra le prime resistenze anche a casa. I provvedimenti su concorrenza, liberalizzazioni e semplificazioni vengono annacquati dai partiti. Stessa sorte tocca alla riforma del mercato del lavoro. I mercati tornano ad infiammarsi. Lo spread si impenna, la borsa crolla.
A dare una mano al professore ci pensa la Francia che apre le porte dell’Eliseo a Francois Hollande. Ora che puo’ contare su un alleato a Parigi, Monti lancia l’idea di uno ‘scudo anti-spread’. Mette la proposta sul tavolo del vertice Ue a fine giugno e pur di farla passare non esita a minacciare il veto sul patto per la crescita fortemente voluto dalla Merkel. Il braccio di ferro diplomatico si consuma la sera in cui l’Italia batte 2-1 la Germania nella semifinale europea con doppietta di Mario Balotelli. I giornali inneggiano ai due ‘super-Mario’ trionfatori sulla Germania politica e calcistica. Ma con il passare dei giorni si capisce che l’esito del summit Ue e’ meno risolutivo del previsto. Lo spread riprende a galoppare. Ma il pressing diplomatico italiano da’ i suoi frutti. Mario Draghi puo’ infatti promettere solennemente di essere pronto a "fare di tutto" pur di salvare l’euro. Il lancio del piano di acquisti di titoli di Stato e’ solo questione di tempo. L’estate trascorre senza la temuta tempesta finanziaria e Monti, al rientro, si concentra sulla legge di stabilita’.
A sorpresa propone l’abbassamento dell’Irpef. E’ il primo indizio delle sue ambizioni politiche che, nonostante la contrarieta’ di Napolitano, manifesta il giorno di Natale quando con un tweet annuncia di voler "salire in politica". Il 4 gennaio presenta Scelta Civica. La campagna elettorale e’ caratterizzata dallo scontro con Berlusconi, ma viene ricordata soprattutto per l’apparizione in tv con in braccio il cucciolo di cane Empy. Scelta Civica – che si presenta con Udc e Fi – raccoglie meno del 10%. Molti per un partito esordiente; poco rispetto alle attese. In Parlamento senatori e deputati formano gruppi unici e Sc entra nel governo Letta con due ministri. Ma i limiti politici del Monti leader emergono nella gestione quotidiana del partito. Il risultato e’ un progressivo sfilacciamento. Sc perde pezzi e il professore se ne allontana sempre piu’.
Nel novembre del 2013 l’Udc esce e lo stesso Monti si dimette da presidente. Continua l’emorragia di parlamentari. Con il governo Renzi, di cui Scelta Civica fa parte, la musica non cambia. Lasciano altri esponenti politici, come Bombassei. Le europee vanno malissimo: nonostante l’alleanza con altre liste (come Centro Democratico e Fare per Fermare il Declino) la lista ‘Scelta Europea’ non arriva all’1%. Il resto e’ cronaca di queste ore.
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