Conferenza stampa congiunta, a Detroit, negli stabilimenti Fiat-Crysler, per Matteo Renzi e Sergio Marchionne. Il capo del governo parla fra le altre cose di lavoro e Jobs Act: “Se il reintegro e’ un obbligo costituzionale perche’ c’e’ per quelli sopra i 15 e non per quelli sotto i 15 dipendenti? Se e’ un obbligo costituzionale, lo sara’ per tutti, no?". "Se" l’articolo 18 "e’ una scelta – aggiunge – bisogna chiedersi se e’ la scelta migliore per il sistema italiano, ed e’ una scelta che assicura la riduzione della disoccupazione?". Il Jobs Act può dividere il Partito Democratico? Non per Renzi: “Non vedo il rischio di una spaccatura del Pd".
”Io non sono interessato alla discussione tra le correnti politiche, ma a ridurre la disoccupazione. Non mi interessa cosa pensa questo o quell’esponente del mio partito, ma di restituire un po’ di lavoro al Nord come al Sud. La mia unica, grande e straordinaria preoccupazione – sottolinea il premier – è solo ridurre il numero di disoccupati in Italia e per far questo faremo tutto il necessario”.
“Spero che a Marchionne mi accomuni l’idea che l’Italia non sia bollita, che il tempo migliore per questo Paese non sia ancora arrivato. La scommessa e’ ridare fiducia ai cittadini, ma e’ chiaro che bisogna cambiare. E spero di farcela con l’Italia – conclude Renzi – come Marchionne ce l’ha fatta con Fiat".
Marchionne da parte sua ha spiegato che Renzi gli piace perché “il presidente non ha paura". E la cosa, per Marchionne, "non e’ da sottovalutare, la sfida che il presidente ha davanti non e’ da tutti". Poi fra i due si e’ aperto un siparietto: Marchionne corregge Renzi sul numero dei dipendenti dello stabilimento di Detroit: "La devo correggere, presidente, sono 15.000". E lui: "Ne portiamo qualcuno a Melfi?". Marchionne, sorridendo: "No, guardi, ne ho abbastanza".
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