Ufficialmente dice che i sondaggi non lo preoccupano, ma vedere che l’emorragia di consenso per il Pdl non si ferma (gli ultimi dati certificano il partito al 15%) costringe Angelino Alfano a un’ennesima prova muscolare. Un ultimatum all’esecutivo sulla giustizia, ed in particolare sulla responsabilita’ civile dei magistrati, e un messaggio interno al partito e a chi lo vede sempre piu’ in difficolta’ anche di fronte al moltiplicarsi di candidati per le elezioni primarie. L’ex Guardasigilli ostenta sicurezza, annuncia per la prossima settimana una riunione per mettere a punto le regole per la consultazione popolare e apre le porte a due tra le voci piu’ critiche sul Pdl: Vittorio Feltri e Daniela Santanchè.
Alfano fa sapere di aver chiamato l’ex direttore del Giornale per chiedergli di ‘scendere in campo’. Richiesta che il diretto interessato pero’ smentisce: ‘Non ho ricevuto nessun invito a candidarmi alle primarie – spiega Feltri – quando me lo rivolgeranno diro’ se sono disponibile o no’.
L’occasione e’ la conferenza stampa in cui Giorgia Meloni (altra possibile candidata alle primarie, nonostante la diretta interessata glissi sull’argomento) annuncia il suo ‘addio’ dalla guida della Giovane Italia. Dimissioni seguite a ruota da Giovanni Donzelli e Carlo Fidanza, componenti del vertice del movimento, ma soprattutto come l’ex ministro della Gioventu’, in quota An.
Di fronte alla stampa si evita la polemica ma, nello spiegare i motivi che l’hanno portata a lasciare la guida del movimento ( a cui subentra Marco Perissa, storico esponente di Azione giovani) la Meloni non esita a definirsi ‘rammaricata’ per non aver potuto ‘passare’ il testimone attraverso il congresso. Una richiesta, quella di tenere l’assise nazionale, che da tempo e’ motivo di dibattito acceso tra le file dei giovani del Pdl. Ma l’aver motivato la decisione di lasciare la presidenza della Giovane Italia con la richiesta di un cambio generazionale, consente all’ex Guardasigilli di mettere in chiaro come la scelta di tenere una consultazione popolare abbia come obiettivo quello di ‘rinnovare la classe dirigente’.
Che il momento sia particolarmente difficile e’ sotto gli occhi di tutti. I sondaggi vanno a picco ed il motivo principale, riconosciuto da tutti, e’ ‘l’appoggio al governo’. Ecco perche’ l’atteggiamento deve cambiare. Il Pdl ha posto come deadline il Consiglio Europeo di fine mese, summit in cui il premier, stando alle attese di via dell’Umilta’, dovra’ alzare la voce contro il rigore della Germania. La prossima settimana Alfano presentera’ le proposte economiche da sottoporre all’esecutivo, mentre il 27 giugno, alla vigilia del Consiglio ue, e’ in programma la direzione del partito. Un modo per serrare le fila e inviare un messaggio chiaro che il premier dovra’ recapitare a Bruxelles. Ma le fibrillazioni non mancano anche su altre questioni, giustizia innanzitutto. I voti mancati del Pdl sul ddl anticorruzione rappresentano l’avviso inviato al governo: Il provvedimento dovra’ cambiare al Senato – mette in chiaro lo stesso Alfano indisponibile a trattare sulla norma per la responsabilita’ civile dei magistrati: ‘Chi sbaglia deve pagare’, dice l’ex Guardasigilli che annuncia l’indisponibilita’ dei Pdl a votare l’eventuale fiducia.
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