E’ da qualche giorno che Maria José Siri ha recitato la sua centesima Aida nel più grande teatro al mondo all’aperto: l’Arena di Verona. Maestosa, dosata nel giusto sia dal punto di vista vocale che recitativo per un’Aida superlativa. Il soprano uruguayano che dopo aver conquistato l’Argentina e l’Uruguay, spopola in tutto il mondo, oltre a essere una Star, è una donna molto profonda che coltiva una spiritualità da encomio.
Nell’intervista a seguire Maria Josè Siri confessa a ItaliaChiamaItalia le sue emozioni, nel pubblico e privato, l’amore per la figlia Sofia che adora e per il suo lavoro. Una donna straordinaria che si divide tra il personaggio e la persona lanciando messaggi profondi sui cui riflettere. Una grande artista e una bella persona che quando la si conosce in ambedue gli ambiti lascia il segno.
Centesima interpretazione di Aida: quali emozioni?
Grandissime emozioni tutte insieme. L’Aida numero 100 ho avuto l’onore di farla all’Arena di Verona (a pochi metri da dove abito), ho cantato per tanta gente presente, ma anche per quelli che non hanno potuto assistere. Mi passavano per la mente momenti vari di grandissimi soddisfazione che Aida ha regalato a me, non solo a livello artistico, ma anche umano. Attraverso questo ruolo ho avuto modo di conoscere artisti straordinari, direttori, registi, maestri e colleghi. La lista è lunghissima!
Essere Aida all’Arena di Verona deve essere un sogno…
Sì, cantare all’Arena è stato il mio sogno più intimo. Ricordo quando arrivai a Verona nel 2005, non ho voluto entrarci subito, era inverno. Nell’estate successiva mia figlia faceva la comparsa ne La Boheme e li è partito il mio sogno. Non credevo di poter essere lì seduta a vedere uno spettacolo dentro un colosso gigante, con un’acustica e una visuale così imponente. Lì ho ricevuto una "scossa" musicale. Pochi anni dopo ho fatto un’audizione con l’Arena vuota, ma con la scenografia de Il Trovatore. La sensazione, mentre cantavo, era un ritorno generoso (come in modalità stereo) da parte delle pietre antiche del meraviglioso posto che nessun altro teatro al mondo può regalarti. La scossa lì fu ancora più forte; la mia parte l’avevo già fatta. Il resto non dipendeva più da me, ma il sogno era forte, anzi, fortissimo.
Cosa c’e in Aida di Maria Josè Siri?
Di Aida Maria ha anche un senso molto forte per la Patria, la sua l’Etiopia, la mia l’Uruguay. "Oh cieli azzurri" per me é un canto alla mia patria. Un altro punto simile tra me e Aida è l’amore per il padre e la lealtà ai valori da lui insegnati.
Sei una Star internazionale della lirica. Quanti sacrifici comporta?
Molti, a volte troppi, soprattutto riguardo la famiglia. La cura della voce, del corpo, lo studio, i viaggi, le valigie (le odio) non sono un sacrificio, ma parte del mestiere. La lontananza, invece, dai tuoi cari che a volte non riesci a vedere per tempo è per me il prezzo che mi pesa di più della mia amata professione.
Gli attimi che precedono la tua entrata sul palcoscenico come li vivi? Hai ancora l’adrenalina a mille?
Ho sempre l’adrenalina anche dopo finito lo spettacolo. Sento profondamente il momento quando mi lascia ed è solo lì che mi rendo conto che posso andare a dormire. I momenti precedenti all’entrata sul palco li vivo molto bene, scherzo molto, salto, ballo; insomma, scarico. Appena entro in palcoscenico non sono più io. Là finiscono le "farfalline" con i primi suoni emessi e dopo mi concentro solo nel personaggio: quindi mi diverto parecchio. Veramente mi godo il palcoscenico, non lo soffro.
In quale ruolo ti piacerebbe debuttare?
Dirne uno è difficile, ma vorrei tanto interpretare Floria Tosca in Arena. E se fosse un debutto mio sarebbe un sogno debuttare proprio Liù della Turandot all’Arena di Verona.
Quali i prossimi impegni lavorativi?
Subito dopo l’ultima Aida parto per San Paolo per Manon Lescaut. Dopo torno in Europa con un debutto verdiano "Don Carlos" a Bilbao (versione francese) per poi cambiare continente e cantare a Tokyo, Tosca. Torno in Italia per Attila a Bologna e Tosca a Torino. Vi aspetto!
Sei sudamericana, quali le differenze tra pubblico latino americano e italiano?
Il pubblico sudamericano è molto estroverso! Non solo applaudono, urlano, fischiano (nel vero senso) così si fanno sentire ancora di più e all’uscita più che l’autografo vogliono l’abbraccio, baci e tanto di foto e chiacchierate.
Chi è Maria Josè Siri nel privato? Quali le tue passioni?
Maria Jose è una persona molto semplice, molto spirituale. Credo parecchio nell’energia che è l’amore per le persone, le cose che facciamo e per tutto quello che ci circonda. Lavoro molto a questo livello con me stessa per essere una miglior persona ed essere migliore per gli altri, soprattutto per mia figlia, Sofia. Sono una madre al 1000 %. Amo i fiori, fare passeggiate e la cosa che mi piace di più è ridere e far ridere gli altri. Sono molto buffa e spontanea, chi mi conosce capisce. Amo la gente sincera e vera, non perdono il tradimento nè la bugia. Guai a chi tocca animali, bambini e anziani. Difendo con tutto il mio cuore chi é in svantaggio. Amo la luna e il mare, amo vedere il tramonto ma anche l’alba.
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