La quinta ricorda un teatro, momentaneamente in pausa, con un enorme specchio barocco appoggiato a terra e un lampadario di cristallo coperto parzialmente da un telo bianco. Nell’aria riecheggiano pezzi d’opera di Giuseppe Verdi, cantate da Luciano Pavarotti. Sulla scena abiti sartoriali, indossati ora da ‘picciotti’ ora da ‘tenori’. Il tutto in un’atmosfera che ricorda la New York di ‘C’era una volta in America’, ma anche l’Italia all’indomani della prima guerra mondiale, con la sua voglia di crescere e con forti contaminazioni barocche. E’ questa la messa in scena che Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno scelto per la collezione uomo dedicata all’Autunno-Inverno. Importante evoluzione nei volumi e nelle lavorazioni, con sperimentazioni di nuovi tagli e ricami.
Il cappotto e’ il protagonista, disegnato in varie forme e proporzioni, passando da quello da giorno a quello da sera, fino a diventare mantella, chiamata tistera nelle campagne siciliane. I tessuti cardati sono quelli tipici della sartoria classica, ma lavorati e trattati, (bolliti, dipinti, usurati) come il gessato, lo spinato, I’ll velluto e il Principe di Galles, con i quali, oltre ai cappotti, vengono realizzati giacche e pantaloni.
I preziosi ricami sono tutti realizzati in filigrana d’oro d’ispirazione barocca e ricordano le volute delle chiese. Gli accessori che hanno un ruolo di rilievo sono soprattutto le scarpe: ghette a punta tonda o quadrata e scarpe ricamate. Presenti anche le iconiche coppole e papillon a fiocco. La palette dei colori prevede tutti i toni del grigio, con accenni di bordeaux, verdone e cammello.
La chiosa e’ emblematica con l’aria tratta dalla Traviata, ‘Libiamo nei lieti calici’. Gli stessi che camerieri-modelli offrivano in attesa dell’inizio della sfilata.
Discussione su questo articolo