Spaccati d’Italia. Facce di Italia diverse. Momenti di un Paese che rischia di perdersi. Immagini controverse dell’Italia che non rema tutta dalla stessa parte. Come consigliano con toni accorati e fortemente vorrebbero il presidente Napolitano e il signor premier Monti. La fotografia di un’Italia smembrata, che con un braccio tira la cinghia e con l’altro vive nel lusso smodato. E, in un dettaglio, il Paese del teatro e della cultura che dimostra che come l’autogestione è possibile. Accade a Roma, al teatro Valle, il più antico d’Italia, occupato da giugno da trenta lavoratori dello spettacolo. Artisti e tecnici, ventiquattrore su ventiquattro: fanno i turni, dormendo anche nella struttura. Provvedono a tutto, anche alla pulizia dei bagni e al servizio di controlli dei biglietti all’ingresso. Il Valle va, e alla grande. Gli occupanti presenteranno a metà gennaio l’ipotesi di una fondazione; il piano economico è già pronto, vi hanno lavorato gratis, in segno di solidarietà, illustri economisti italiani. Come pure gratis si sono esibiti al Valle grandi artisti. Il famoso regista Anatolij Vassiliev si pagherà il biglietto aereo dalla Russia, per essere a Roma per una serie di lezioni, durata una settimana. Funziona il teatro occupato, non funziona l’altra Italia che dovrebbe essere parte di un’unica Italia.
Quinto suicidio di imprenditori in pochi giorni. Il nuovo anno ha assunto i colori foschi del dramma e della tragedia. L’ha fatta finita un imprenditore a Trani: usura e recessione le spiegazione del gesto estremo. Eures ha curato uno studio sui suicidi da lavoro in Italia: la triste statistica racconta di un disoccupato al giorno che si toglie la vita. La mortale tendenza è cresciuta in maniera tragicamente esponenziale dal 2007 a oggi. Fino a raggiungere il 67,8% rispetto appunto al 2007. C’era stato un calo nel biennio precedente, adesso il fenomeno è in controtendenza. Il lavoro che non c’è, l’usura che logora e stritola, e quant’altro: il suicidio per motivi economici è soprattutto maschile. Novantacinque per cento, un dato agghiacciante.
L’Italia che non ce la fa; e l’altra, quella dei deputati che guadagnano compensi da nababbi, i più alti in Europa? Se la spassano e se ne sbattono del monito del presidente della Repubblica, degli inviti al sacrificio, a stringere la cinghia, esposti coram populi dal professore Monti. Siamo con le pezze al sedere, vessati da tasse in aumento e prezzi in crescita, ma loro, i deputati della Repubblica, evidentemente vivono in un altro Paese. L’Italia virtuale: quella delle vacanze di lusso alle Maldive, tanto per indicarne una. Esausti e vinti, terrorizzati dalla prospettiva di un nero futuro, gli imprenditori si tolgono la vita, mentre loro scelgono suite da sballo alle Maldive. Una roba da 2.550 dollari a notte, come minimo, fino a 5.700 dollari per una “presidenziale” comprensiva di cameriere fisso. Capito, gente? Per carità di Dio, il fatto di cronaca non vuole essere l’occasione per criminalizzare la tendenza al lusso smodato, in tempo di crisi economica nazionale, ma la semplice constatazione di una stridente amara contraddizione tipicamente italiana. Ingordigia e punto, non pura ostentazione.
Al Palm Beach Resort, di proprietà di Roberto Amodei, editore del “Corriere dello sport – Stadio”, nell’atollo di Lhaviyani, prendono il sole in questi giorni Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, il presidente del Senato, Renato Schifani, la deputata Stefania Craxi e Francesco Rutelli, leader di Api. Spendono mediamente sui 3.000 dollari a notte, con tanti saluti all’Italia in bolletta che soffre e deve stringere i denti. Quando non decide di farla finita perché non ce la fa più ad andare avanti. Turisti italiani vacanzieri low cost sono tornati indignati dalle Maldive. Hanno visto una roba che mai più avrebbero pensato di vedere in questi momenti preoccupanti per il nostro ex Belpaese. Ognuno, ovviamente, è libero di spendere i propri soldi come ritiene, però decoro e misura non andrebbero persi mai di vista.
Ma sì, al Palm Beach Resort di Lhaviyani, Maldive, hanno soggiornato anche Francesco Totti e famiglia, l’ex calciatore Christian Panucci e il produttore Aurelio De Laurentis, presidente del Napoli Calcio. Ma in suite non di gran lusso, a prezzi potabili, 550 dollari al giorno tutto compreso.
Omsa Faenxa annuncia il licenziamento generale a febbraio. Monta l’agitazione davanti ai cancelli di Fincantieri Genova. Gennaio, appena cominciato, si prospetta come un mese caldo di proteste. Laddove c’è appunto il teatro Valle, dove la lunga occupazione di artisti e maestranze ha prodotto straordinari risultati. L’autogestione, un interessante ricco cartellone, spettacoli tutte le sere, un’officina di idee e sperimentazione, identificabile come l’evento culturale più significativo del 2001. Vale a mo’ di spietata denuncia delle magagne del sistema culturale in Italia. Una programmazione unica. E soprattutto una luce nel buio italiano. “Stiamo dimostrando che l’autogestione è possibile”.
Tutto è cominciato il 14 giugno, e sembrava all’inizio una bravata destinata ad esaurirsi in tempi brevissimi. Invece, sta per nascere la fondazione Teatro Valle, e a metà gennaio partirà la campagna di azionariato popolare. Dal teatro occupato sono passati, tra gli altri, Nanni Moretti, Subsonica, Jovanotti, Peter Stein. Ma il Comune di Roma, cosa fa il Comune per il teatro in cui si rappresenta ogni giorno un miracolo italiano intitolato “quando si vuole, si può”? Fa il suo dovere di istituzione, paga la luce e il riscaldamento. Alla vita del Valle provvedono il cuore, l’impegno, la professionalità, la genialità di 30 occupanti. La commedia più bella non è una finzione: è la rappresentazione della volontà e della verità. Viva l’Italia, quando è così.
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