Morire di gioco. Morire di slot. In Toscana l’ultimo suicida, il caso estremo di una lista che si gonfia giorno dopo giorno. Un elenco che rischia di diventare infinito. Una tragedia italiana spiegabile con la miseria dilagante nel nostro Paese. La disperazione di chi ha perso il lavoro e non conosce altro mezzo per rifarsi e rattoppare i danni. Il vuoto che s’impadronisce di pensionati precoci. L’unica assurda, mortale passione di chi è drogato dal gioco. In provincia di Pontedera un pensionato della Piaggio ha trovato la morte disteso sui binari ferroviari, aspettando che il treno lo travolgesse. Una vita alla deriva: 500 euro bruciati al mese alle slot, poi 1.000, infine 1.500, preso nella spirale che stritola speranze e sentimenti. Il gioco della morte. Una partita dall’esito sempre scontato, che ora fa urlare molte famiglie italiane che mal vivono con un giocatore disgraziato a casa.
“Togliete le slot, portano disperazione e morte”, l’appello di mogli e madri ai gestori dei bar dove si gioca. “Le slot sono micidiali, non le batti. Ci appelliamo alle coscienze dei proprietari dei bar: toglietele, eliminatele”. Sordo e insensibile lo Stato, le slot sono fonte di guadagno. “No slot” e un cerchietto rosso attraversato da una diagonale, alcuni bar così le hanno messe al bando, ma come risponde lo Stato? Autorizzata l’installazione di altre 4.000 macchinette. Chi se ne fotte se le slot seminano disperazione e morte. Viste dal lato dello Stato, le slot sono sostenute da cifre impressionanti. Il fatturato annuo è di circa 90 miliardi di euro, pari al 4% del Pil nazionale.
In piena crisi, nel 2012, gli italiani hanno speso nel gioco 1410 euro a testa. Dieci miliardi in più rispetto all’anno precedente. In Italia nella gestione del gioco, slot comprese, sono spesso presenti le organizzazioni criminali. La disperazione dei malati cronici e dei giocatori che cercano una via per uscire da situazione che si sono fatte pesanti, insostenibili dal punto di vista economico, è fonte di guadagni enormi per mafia, camorra, ndrangheta. Come la monnezza e i rifiuti tossici. “Sono oro, per noi”, confessò un boss della camorra pentito. Il giro è grosso, un formidabile business. Anche per lo Stato, certo, che comunque protesta e quasi piange miseria davanti ad enormi introiti. Le famiglie mettono in piazza rabbia e rassegnazione, togliete le slot; si lamenta lo Stato: nel 2012 non ha guadagnato di più dal gioco, ma di meno. L’Erario avrebbe perso un miliardo secco. L’azzardo è in forte aumento, calano perciò i margini (così dicono) e il gettito diminuisce. Il tampone erariale è presto servito, Roma corre ai ripari: autorizzate altre 4.000 slot. Anche perché è andata male la sanatoria sulle slot machine disposta dal primo decreto legge 2013. L’Erario si aspettava di incassare 600 milioni, ne sono arrivati solo 340. Da qui la decisione di rilanciare la posta. Ecco a noi le 4.000 slot sopra citate.
Lo Stato biscazziere si ritiene danneggiato dall’azzardo. Le entrate fiscali dei 90 miliardi raccolti dai concessionari generano per lo Stato il 9% di entrate tributarie. Se questo importo fosse immesso nell’economica reale e quindi soggetto alle tasse che tutti noi paghiamo, genererebbero almeno 10 miliardi in più. Di norma si gioca infatti di più nei periodi di difficoltà economica. Ma si vince di meno, ora. Aumentano i soldi destinati ai montepremi e le vincite sono minime. Microvincite. Un meccanismo perverso, vizioso, che favorisce le puntate a raffica con le slot, generando, complici i gratta e vinci, altrettanto rapidi, una sorta di ipnosi nel giocatore.
Il precoce pensionato Piaggio di Santa Maria a Monte, Pontedera, era un drogato dal gioco. Inutile si è rivelato per lungo tempo il ricorso alle terapie, dopo che aveva lasciato il lavoro. Aveva provato a farsi curare a Pontedera, poi a Cascina. Chiedeva soldi a tutti e in banca aveva ottenuto, misteriosamente, 35.000 euro, dando in garanzia la pensione. Bruciati anche questi, inghiottiti dal vizio evidentemente irreversibile. Una strada senza uscita, il tipico vicolo cieco. Dove le slot in particolare trascinano fino alla perdizione il giocatore incallito, drogato, e senza alcune possibilità di venirne fuori. Questo suicidio come estremo tentativo per liberarsi di tutto: vizio, debiti, disperazione.
“No slot”, ma lo Stato non ascolta, se ne frega, abbracciato ai suoi vantaggi, enormi introiti. Gli italiani suicidi per il gioco; l’Erario sempre più grasso e ricco. Vada a scopare il mare chi denuncia l’immoralità delle macchinette. L’inferno è con noi, ma chi dovrebbe fare qualcosa finge di non accorgersene. Anzi alza la posta: in arrivo 4.000 nuove slot.
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