Dopo che la Commissione incaricata di mettere a confronto gli stipendi dei vertici di istituzioni e organi italiani con quelli europei, presieduta dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini, ha reso pubblici i primi dati dell’indagine (altri arriveranno entro la fine di marzo), il dibattito sui costi della politica è accesissimo.
Gli stipendi dei parlamentari italiani sono sotto la lente d’ingrandimento della grande stampa e dell’opinione pubblica. Lo stesso vale per i quattrini che ricevono deputati e senatori per ciò che riguarda il rapporto con il territorio, soldi che vengono usati – non sempre, a dire la verità – per pagare i “portaborse”, ovvero segretaria, ufficio stampa, assistenti vari. Peccato che solo il 28% dei parlamentari – che sono circa un migliaio – usino quei soldi per pagare i propri collaboratori: gli altri, se li intascano.
Così, mentre proprio in queste ore è in corso a Palazzo Chigi l’incontro fra il presidente del Consiglio Mario Monti e Enrico Giovannini, i nostri politici dicono la propria opinione: c’è chi è d’accordo sul fatto che gli stipendi siano troppo alti e che quindi sia necessario continuare la battaglia contro i costi della politica, e c’è chi invece critica apertamente certa “antipolitica” e assicura: i parlamentari italiani guadagnano meno dei loro colleghi europei.
Prima di andare a vedere le diverse posizioni, è importante rendere conto delle parole pronunciate da Giovannini durante un’intervento a Tgcom24: "Molte delle informazioni da noi fornite ufficialmente, anche se ancora incomplete, sono disponibili. Non mi aspetto che ci siano delle decisioni prese a partire dai nostri dati, ma mi aspetto che ci siano poi risposte politiche”. Il capo della Commissione si dice “stupito e dispiaciuto da questo tipo di toni”, quelli di alcuni politici che salgono sulle barricate per difendere i propri privilegi e il proprio stipendio. “Il lavoro della Commissione e’ fatto da persone che non hanno interessi particolari – sottolinea Giovannini -, ma prestano un servizio al Paese". E aggiunge: “Spero che i politici utilizzino i risultati provvisori e quelli che daremo in futuro per prendere decisioni che spettano a loro soltanto. Noi siamo stati chiamati per fornire dei dati, il resto spetta alla politica". Certo, sarà difficile vedere i parlamentari prendere misure tese a diminuire il loro stipendio, ma la speranza è l’ultima a morire, anche in questo caso.
Vediamo quindi, più in dettaglio, come reagiscono le varie forze politiche. Il Popolo della Libertà è il partito che più di ogni altro difende gli stipendi di deputati e senatori. C’è Gaetano Quaglieriello che sottolinea: “La relazione Giovannini dimostra in maniera inequivocabile che in Italia per la rappresentanza politica si spende meno che nelle altre democrazie avanzate europee". Parole a cui replica Niccolò Rinaldi, europarlamentare dell’Italia dei Valori, che osserva: "Si è addirittura scomodata una Commissione condotta dal presidente dell’Istat per stabilire il segreto di Pulcinella: che i parlamentari italiani sono i più cari d’Europa. Ma a Bruxelles il fatto era risaputo da tempo”. Quindi, chi oggi si ostina ad andare contro la realtà dei fatti, non ci fa una bella figura.
Quagliariello aggiunge ancora: “A meno che non si voglia svalutare la rappresentanza rendendola il regno di azzeccagarbugli e trafficoni che trovino soddisfazione in altro che non nella loro retribuzione mensile". Ma perché, ci chiediamo, non è così? Ovvio, non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma senza dubbio – e noi la politica la viviamo molto da vicino, la viviamo nei Palazzi romani che contano – è così nella maggior parte dei casi.
Sempre nel PdL, Fabrizio Cicchitto dice la sua: anche lui sottolinea come in realtà gli stipendi dei parlamentari italiani siano “addirittura inferiori a quelle dei loro colleghi francesi e tedeschi”, e quindi confida “che le iniziative che verranno proposte dalla conferenza dei capigruppo e le scelte che saranno assunte in piena autonomia dagli uffici di presidenza di Camera e Senato terranno conto dei dati obiettivi che sono scaturiti dalla Relazione Giovannini”. Eppure chi prende posizioni del genere non ci fa una bella figura. Franco Maccari, Segretario generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta così: “Una commissione certifica che, fatta una media, i parlamentari italiani guadagnano più di quelli europei. Bene, cosa fanno i parlamentari italiani? Invece di prendere atto, magari anche giustificare il dato difendendo il loro operato con fatti concreti, si offendono e si ribellano. Come? Dichiarando di guadagnare ‘solo’ 5.000 euro al mese". Condividiamo: è davvero il colmo.
Nel PdL c’è anche chi, come Francesco Giro, lancia un ‘appello’ ai presidenti delle Camere, Renato Schifani e Gianfranco Fini, che nelle prossime settimane saranno chiamati ad assumere delle scelte precise nella direzione di un taglio netto dei costi della politica relativi ai compensi dei parlamentari e al funzionamento dell’intero sistema organizzativo della Camera dei deputati e del Senato: non fatevi "travolgere dalla retorica moralistica", scrive Giro su Facebook, e dite no a "misure lesive della dignità dei parlamentari". Roba da non credere: se tolgono soldi agli onorevoli, tolgono loro la dignità. Mah!
Per fortuna, almeno in questo caso, che c’è gente come Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, che è convinto che si debba continuare sulla strada dei tagli ai costi della politica. "L`Italia dei Valori, in tempi non sospetti, ha presentato alla Camera una proposta per abolire i vitalizi. Gli unici che hanno votato a favore sono stati i ventidue deputati dell`Idv. Occorre effettuare seri tagli ai costi della politica, partendo dalla riduzione degli stipendi e del numero dei parlamentari, dall`abolizione delle province e dai tanti sprechi rappresentati dagli Enti inutili, per arrivare ad una drastica scure al settore delle armi. L`Italia dei Valori continuerà la sua battaglia, anche se in solitudine, e chiede al governo Monti di prendere in considerazione le proposte che ha presentato in Parlamento per l`abbattimento dei costi della casta".
Anche l’Udc si fa sentire, ed è in linea con quanto dichiarato dal leader Idv, che con l’On. Pierluigi Mantini osserva: “Occorre abolire gli ingiustificati privilegi e reagire all’antipolitica”. E ancora: “Gli assistenti parlamentari devono essere direttamente pagati dalle Camere, nel rispetto della loro professionalità e del loro ruolo necessario”. Un tema, questo, che Italiachiamaitalia.it ha toccato più volte: perché dare i soldi per i collaboratori ai parlamentari, se deputati e senatori nella maggior parte dei casi se li tengono in tasca?
D’accordo su questo anche Paola Binetti, Udc: “Il modello europeo deve essere la risposta ai rimborsi inadeguati che spesso i collaboratori sono costretti a subire e deve essere il riconoscimento della loro fondamentale figura professionale". Non solo: "Giovani brillanti, i collaboratori devono avere il diritto di godere di un contratto quinquennale, (presumibilmente il tempo di una legislatura), in cui possano godere anche dei contributi per la loro pensione futura. Tra di loro, i piu’ meritevoli e i piu’ motivati, dovrebbero entrare a far parte della classe politica di cui ne conoscono regole e dinamiche", conclude Binetti.
Gianmario Mariniello, coordinatore nazionale di Generazione Futuro, movimento giovanile di Fli, interviene sulla questione legata ai collaboratori: “Basta con rimborsi truffa per collaboratori finti e sì al modello europeo: il parlamentare presenta il contratto del collaboratore alla Camera o al Senato, che pagano direttamente colui o colei che aiuta il rappresentante del popolo, prestando un servizio fondamentale che esiste in ogni Paese civile”.
E il Pd? Il segretario Bersani e’ piu’ prudente. Ricorda che si è cominciato a fare qualcosa nella direzione di una equiparazione alla media europea. C’e’ ancora molto da fare, ma bisogna evitare "titoli che non rendono giustizia alla condizione reale del parlamentare, che ha accumulato i privilegi, ma che non sono cosi’ disastrosamente differenti da quelli europei".
Insomma, il dibattito è aperto e continuerà, immaginiamo, a lungo. Ma forse l’unica vera soluzione, anche se secondo noi di tratta di una ipotesi impossibile da trasformare in realtà, è quella dell’ex ministro Gianfranco Rotondi: “L’unica arma che ci resta per difendere il Parlamento e’ ripristinare il mandato parlamentare gratuito e onorifico. Il concetto e’ discutibile, ma ormai non vedo altra soluzione, altrimenti col pretesto della casta ci giochiamo la civilta’ parlamentare”.
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