Pierluigi Bersani, ex segretario del Pd, intervistato da Repubblica sulla situazione che vive la Grecia dopo il referendum di domenica scorsa spiega: "Meglio un’uscita a sinistra dalla crisi europea. Tsipras chiede più Europa, più solidarietà, a differenza della Le Pen che in Francia chiederebbe meno Europa e meno solidarietà".
Bersani sottolinea che "hanno vinto i poveracci, i giovani senza lavoro, i disoccupati, gli studenti che stavano con il No. Questo alla sinistra dovrebbe bastare perché è il nostro popolo", "chi ha trainato quel referendum? Tsipras, Alba dorata non c’entra niente" e "so che lì ha vinto la sinistra, non la destra", "tira un’aria bruttissima per tutte le elite, per tutte le istituzioni. Il distacco con i cittadini è enorme, non capiscono, non sanno, e alla fine non ti votano".
Inoltre aggiunge che al suo amico Sigmar Gabriel, leader dei socialisti tedeschi, "direi: caro compagno, se tu fai la destra la sinistra non rimarrà scoperta. Esiste in natura e la occuperà qualcun altro, magari senza avere la cultura di governo che abbiamo noi".
Secondo Bersani il premier Matteo Renzi non è capace di far sentire il peso dell’Italia in Europa. Lo spiega in una intervistato al Fatto Quotidiano: "Posso accettare che noi non siamo né Merkel né Tsipras. Purché diciamo qualcosa di preciso", "l’Italia deve far sentire la sua voce, è un paese troppo importante per non essere in grado di farsi sentire. Noi non siamo la Grecia, possiamo ben dire che se salta l’Italia salta l’Europa. Non è possibile che un paese importante come il nostro non riesca a pesare".
Per Bersani "serve uno scatto di reni, che significa mettere l’emergenza greca dentro a un ripensamento delle politiche dell’euro. Si dovrebbe partire da alcune proposte che sono già state elaborate, in particolare da Vincenzo Visco e da un gruppo di esperti della Merkel, per chiedere due cose: la gestione comune di una parte del debito pubblico e dello squilibrio delle bilance commerciali dentro la zona euro. O si affrontano questi due temi o andiamo incontro a pericoli molto seri. Primo: l’extra debito, quello sopra il 60percento del Pil, la soglia prevista da Maastricht, dovrebbe essere gestito con un meccanismo in cui ognuno paga il suo, ma la gestione in comune consente un abbassamento del carico su ogni Paese. Secondo: mentre noi facciamo politiche di rigore, chi è in surplus, come la Germania, dovrebbe allargare i cordoni della borsa. Per gestire queste due cose, bisogna mettersi più insieme. In questo ragionamento potremmo tenere dentro anche Spagna, Portogallo, Irlanda. Che altrimenti potrebbero dire: perché noi dobbiamo pagare e la Grecia no? Il rischio è che si uniscano i populismi del nord e quelli del sud".
Ancora in un colloquio con Repubblica sottolinea che il governo italiano dovrebbe provare a rompere il dominio tedesco: "La Merkel esercita il comando quando dovrebbe invece interpretare una leadership. Col comando hai riconoscimenti a casa tua, ma rischi di portare l’Europa a sbattere contro il muro", "ma quello che succede in Finlandia e in Danimarca non lo vedono? La Cancelliera pensa sempre al blocco dei paesi del Nord ma le sfuggono di mano, anche lì spuntano populismi, nazionalismi, xenofobia". E al Fatto aggiunge: " Io nella mia vita ho fatto solo riforme. Ma quali riforme hanno fatto loro? Se parliamo, ad esempio, di energia, di pensioni o di commercio ne abbiamo fatte più di loro, era molto più pesante sulle pensioni".
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