"Inquietante". Non usa mezzi termini il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per definire la prospettiva delle dimissioni di massa minacciate dai gruppi parlamentari del Pdl emersa nella riunione di ieri e confermata oggi dalla raccolta delle lettere di dimissioni avviata dai capigruppo Renato Schifani e Renato Brunetta. "Ciò – scrive Napolitano in una nota – configurerebbe l’intento, o produrrebbe l’effetto, di colpire alla radice la funzionalità delle Camere. Non meno inquietante – prosegue il Presidente della Repubblica – sarebbe il proposito di compiere tale gesto al fine di esercitare un’estrema pressione sul Capo dello Stato per il più ravvicinato scioglimento delle Camere".
Secondo Napolitano, "non occorre poi neppure rilevare la gravità e assurdità dell’evocare un ‘colpo di Stato’ o una ‘operazione eversiva’ in atto contro il leader del Pdl. L’applicazione di una sentenza di condanna definitiva, inflitta secondo le norme del nostro ordinamento giuridico per fatti specifici di violazione della legge, è dato costitutivo di qualsiasi Stato di diritto in Europa, così come lo è la non interferenza del Capo dello Stato o del Primo Ministro in decisioni indipendenti dell’autorità giudiziaria". Eppure, le dimissioni di deputati e senatori sono in gran parte giù vergate su carta e nelle mani di Schifani e Brunetta, anche se in Transatlantico qualcuno dei firmatari confessa: "Fin quando si tratta di darle a loro non è un problema, consegnarle ai presidenti delle Camere è un altro discorso".
I capigruppo non si lasciano intimorire dai malumori e vanno avanti nella raccolta. Il voto della Giunta, in programma il 4 ottobre, "calpesta un principio fondamentale dello Stato di diritto, quello della ‘irretroattività delle leggi’, confermato dall’articolo 25 della nostra Costituzione e dall’articolo 7 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo", replicano al Capo dello Stato Schifani e Brunetta. "La definizione quindi di ‘colpo di Stato’ e di ‘operazione eversiva’ non è ‘inquietante’ ma è invece assolutamente realistica e pienamente condivisibile". "C’è ancora tempo", dice in un altro passaggio del suo richiamo il Presidente Napolitano, mentre il premier Enrico Letta, da New York, fa capire che al suo rientro e prima del voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi chiederà, al Consiglio dei ministri e al Parlamento, un chiarimento. Una posizione sposata da tutto il Pd che, nei confronti di Berlusconi, mantiene la linea dura decisa dal segretario Guglielmo Epifani un minuto dopo la conferma della condanna da parte della Cassazione. "Credo che l’atteggiamento del Pdl sia incomprensibile, noi abbiamo fatto delle scelte per occuparci dei problemi dell’Italia e invece siamo continuamente ritirati in vicende che riguardano uno solo – afferma il capogruppo alla Camera Roberto Speranza- Credo che ci sia bisogno di un chiarimento definitivo politico e istituzionale". E mentre Matteo Colaninno chiede ai parlamentari "più responsabili" del Pdl di "fermare una corsa che porterebbe il Paese ad uno schianto devastante contro un muro", Epifani, associandosi alla nota di Napolitano, conferma: "Tutto ora va ricondotto nell’alveo della chiarezza e per questo ognuno si assuma fino in fondo la responsabilità dei propri atti".
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