A tre giorni dal sanguinoso assalto contro un posto di frontiera nel Sinai, l’Egitto ha reagito a muso duro, lanciando l’operazione ‘Aquila’. All’alba di oggi si sono levati in volo quattro elicotteri Apache per colpire le presunte basi di militanti e jihadisti nel nord del Sinai, nella prima azione militare nella penisola da decenni. I militari hanno cantato vittoria annunciando la morte di 20 o 26 ‘terroristi’, ma le cifre non sono state confermate ufficialmente.’I terroristi hanno usato lanciarazzi, rpg e altri armi per colpire i mezzi aerei militari ma hanno fallito’, riferisce l’agenzia Mena senza dare particolari precisi sul numero di morti o di arresti dell’operazione. Quello che, invece, e’ certo e’ l’autentico terremoto che ha scosso i vertici della sicurezza egiziana. In un colpo solo il presidente Mohamed Morsi ha rimosso dal loro incarico il capo dell’intelligence, della guardia repubblicana, della polizia militare, il governatore del Nord Sinai e il capo della sicurezza della zona. Se sia stato un regolamento di conti con i militari o un tentativo di riacquistare credibilita’ e popolarita’ dopo la sua assenza ai funerali militari delle sedici vittime dell’agguato e’ difficile dire. Ma per Morsi sono comunque ore cruciali, nelle quali deve anche rintuzzare l’accusa di avere fatto rilasciare nella sua recente amnistia per Ramadan prigionieri fondamentalisti della Jihad islamica e della Gamaa islamiya, che avrebbero potuto essere coinvolti nel raid.
Fonti militari hanno detto ad al Ahram online che l’operazione Aquila era stata pianificata per mettere in sicurezza installazioni strategiche nella zona, ma che si e’ trasformata in una caccia ai terroristi dopo il raid di domenica. In un comunicato i militari hanno definito l’operazione ‘un successo completo’ ed hanno promesso che continueranno la caccia, rivolgendo un inconsueto appello alle tribu’ beduine affinch‚ contribuiscono al ristabilimento dell’ordine e della stabilita’ della zona.
Per la prima volta da domenica Morsi ha avuto una riunione con lo stato maggiore militare al gran completo e l’esito e’ stato un rimpasto senza precedenti ai vertici degli apparati di sicurezza del paese. Una mossa preceduta stamattina da una nota dell’intelligence, a prima vista sibillina, nella quale Murad Mouafi, il capo dei servizi segreti, ‘pensionato’ nel pomeriggio, affermava che gli 007 egiziani avevano informazioni confermate su ‘un attacco imminente contro postazioni militari nel Sinai’ prima di domenica, ma di non sapere come e quando questo attacco avrebbe avuto luogo. ‘L’agenzia dei servizi – osservava Mouafi – e’ impegnata solo nella raccolta e nell’analisi delle informazioni e non e’ un organo esecutivo o di combattimento. I servizi hanno informato gli organi competenti di un attacco imminente e qui il nostro lavoro finisce’, ha detto, forse anticipando la mossa che poche ore dopo lo ha scalzato. Ora al suo posto c’e’ Mohamed Shehata, facente funzione ad interim.
Discussione su questo articolo