"Giuro di tenere lontano dall’animo mio ogni sentimento di avversione e di favore, affinche’ la sentenza riesca quale la societa’ l’attende: affermazione di verita’ e di giustizia…". L’ultimo giudice popolare finisce di leggere la formula del giuramento che, alle 9,30, si apre la porta del gabbiotto con le vetrate dell’angusta aula della Corte d’assise di Bergamo ed entra lui: Massimo Bossetti, 45 anni, unico imputato per l’omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra Yara Gambirasio.
Tra il pubblico venuto a vederlo solo un brusio: chi si aspettava di vedere un uomo distrutto, col pallore che spesso genera la cella del carcere, si deve ricredere. Bossetti e’ abbronzato, il pizzetto non e’ piu’ ossigenato come nelle fotografie circolate dopo l’arresto, oltre un anno fa, indossa una polo blu, jeans e scarpe da ginnastica. Il muratore guarda brevemente verso la gente e i giornalisti, poi si gira verso i giudici e, seduto a un tavolo nero, comincia ad ascoltare le parole dei suoi avvocati, del pubblico ministero, delle parti civili.
E’ attento e tradisce un poco di nervosismo solo muovendo ritmicamente un piede: non perde una parola degli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini che sollevano le loro eccezioni preliminari. Nullo, per i legali, il capo d’imputazione perche’ riporta due luoghi in riferimento alla commissione del delitto, Brembate di Sopra e Chignolo d’Isola; nullo anche il prelievo del Dna con il boccaglio durante un finto controllo stradale, quel Dna che si rivelo’ essere quello di Ignoto1 che gli inquirenti stavano cercando da oltre due anni.
"Non si puo’ dire che il 15 giugno di un anno fa il signor Bossetti non fosse gia’ di fatto indagato e quel prelievo doveva essere effettuato con tutte le garanzie difensive, perche’ il suo nome doveva gia’ essere stato iscritto nel Registro degli indagati". Bossetti fu arrestato il 16 giugno e "tutti gli accertamenti irripetibili sono stati ripetuti dopo l’iscrizione del nome di Bossetti tra gli indagati", ha ribattuto il pm Letizia Ruggeri giunta in aula con il procuratore Francesco Dettori. Per l’accusa vanno respinte tutte le eccezioni preliminari sollevate dalla difesa e nel dibattimento non vanno nemmeno ammesse le telecamere.
"Perche’ e’ un processo alla base del quale c’e’ una tragedia e non voglio venga sfruttato come un palcoscenico – ha sottolineato -. E molti mezzi di comunicazione, che gia’ hanno diffuso atti coperti da segreto, con una condotta non corretta che potrebbe seriamente nuocere alla serenita’ dei testimoni e al suo esito". Le fanno eco i legali di parte civile, Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta, che vogliono evitare il "circo mediatico".
La difesa di Bossetti aveva gia’ spiegato che si associava alla richiesta dei famigliari di Yara. La decisione dei giudici sara’ resa nota il 17 luglio. Bossetti, in gabbia, prima di tornare in carcere, ha parlato fitto fitto per qualche istante con i suoi avvocati, chiedendo ragguagli. "Sono piu’ sereno – ha detto loro -, ho fiducia nella giustizia".
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