L’ex governatore della Florida, Jeb Bush, non ha ancora annunciato se partecipera’ o meno alla corsa per la presidenza degli Stati Uniti, nel 2016. Quando lo fara’ – scrive il "New York Times" – non ci sara’ alcuna riunione di famiglia in stile Mitt Romney. Non ce n’e’ bisogno: la dinastia presidenziale repubblicana, infatti, si sta gia’ mobilitando per riesumare la provata macchina elettorale che ha consentito al clan di esprimere gia’ due presidenti. Il principale scoglio alla candidatura di Jeb – la moglie Columba – ha finito per dare il suo riluttante consenso. Entusiasti, invece, padre e fratello di Jeb, gli ex presidenti George H. W. Bush e George W. Bush, che hanno "il massimo interesse a perpetuare, e nel secondo caso a ristabilire, il lascito politico della loro famiglia".
Il secondo fratello di Jeb, George P. Bush, in corsa per la carica di commissario del territorio in Texas, ne ha pubblicamente definito la discesa in campo come un evento "probabile". Il clan Bush, pero’, e’ esteso a una vasta galassia di amici, consulenti, strateghi, sondaggisti, fund-raiser, finanziatori e sostenitori che sono via via cresciuti nel corso di diverse generazioni di amministrazione della cosa pubblica. "Sono come cavalli che mordono il freno", ha commentato una fonte anonima vicina ai Bush.
La candidatura di Jeb darebbe a questo vasto apparato amministrativo e di potere una chance di tornare ancora una volta all’apice della vita pubblica statunitense. Sei anni fa, con l’ingloriosa fine del secondo mandato di George W. Bush, l’attuale scenario sarebbe stato inconcepibile. La combinazione delle divisioni interne al Partito repubblicano e dei gravi insuccessi del presidente in carica, Barack Obama, oltre a una parziale rivalutazione dell’ultimo presidente repubblicano, rendono pero’ estremamente plausibile la candidatura di un altro Bush alla guida degli Stati Uniti.
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