Dario Franceschini, ministro della Cultura e del Turismo, in una intervista al Mattino in occasione dell’avvio degli Stati generali della cultura e del turismo in Europa, afferma: “Sono molto contento della scelta di Napoli per questo primo incontro dei ministri europei della cultura. È un segnale importante. C’è una parte d’Italia che si lamenta dei troppi turisti nei centri storici, come Venezia (che vorrebbe addirittura contingentarli), Firenze e Roma e ce n’è un’altra, come Napoli, che ha un passato di grande capitale, la Campania, il Sud, che, invece, nonostante abbia potenzialità, paesaggio, arte, archeologia, non attrae abbastanza turismo".
"Bisogna capire – sottolinea il ministro – che per attrarre turisti non bastano i capolavori, come per i viaggiatori dell’Ottocento. Bisogna puntare sui servizi, i trasporti, l’assistenza sanitaria, il cibo, lo shopping e, naturalmente, la sicurezza. Napoli, sotto quest’ultimo aspetto, soprattutto, ha un’immagine negativa, in gran parte sbagliata, alla quale ha pesantemente contribuito anche la passata crisi dei rifiuti. Ma è un’immagine che potrebbe essere archiviata se si lavora bene. Facendo sistema. Napoli, la Campania e il Sud non sono soltanto centri storici, ma archeologia, natura, paesaggio. Incontreremo gli assessori regionali proprio per questo. Non si può più lavorare come singole Regioni. Le politiche culturali e turistiche hanno bisogno di un coordinamento centrale forte, perché il turismo è strategico, per l’Italia e ancor di più per il Mezzogiorno. Pensi che l’85 per cento dei viaggiatori internazionali si ferma a Roma, non va oltre".
Commentando il rapporto Svimez secondo cui con investimenti adeguati in Beni culturali non sfruttati si creerebbero al Sud ben 250mila posti di lavoro, il ministro sostiene che "se ne possono creare persino di più, perché le potenzialità del Sud sono infinite. Pensi non solo a Napoli e Pompei, ma anche a Matera, ai Bronzi di Riace e potremmo fare un elenco lunghissimo, senza contare il mare e la natura. Bisogna crederci. Purtroppo la politica italiana non ha mai davvero creduto nelle potenzialità economiche dei Beni Culturali. Si è limitata, giustamente, a tutelarla, ma ha poco considerato la valorizzazione turistica. È questo limite che bisogna abbattere". E la sede del vertice europeo, Capodimonte, che ha un numero di visitatori molto al di sotto delle sue potenzialità "è un esempio calzante. Capodimonte ha 160 sale e ben seimila opere, tra quelle esposte e quelle nei depositi, con capolavori artistici assoluti. E possiede 150 ettari di parco. Ma raccoglie meno di 150mila visitatori all’anno, quando le potenzialità sono di almeno un milione".
Secondo il ministro "il problema non è solo di Capodimonte, anche se qui è molto evidente. Stiamo lavorando affinché le sovrintendenze si occupino della tutela e i musei della valorizzazione".
Infine, sui dati sul Pil nel Sud che Svimez prevede sia negativo pure per il 2015, dice: "Lo sappiamo. Ma proviamo a vedere il bicchiere mezzo pieno. Ho scelto di fare il ministro della Cultura e del Turismo proprio perché penso che questi settori sono strategici per l’Italia e per il Sud".