Buongiorno Ricky,
sicuramente lei sarà animato da buone intenzioni nel portare avanti questa iniziativa, contro la chiusura dell’Ambasciata d’Italia a Santo Domingo, ma non mi sento di aderire a questa battaglia – come la chiama lei – visto che, come saprà sicuramente bene o meglio di me, in ambasciata siamo rappresentati da persone poco meritevoli di stima e di supporto da parte di noi connazionali che risediamo e lavoriamo onestamente in questo paese.
Non voglio dilungarmi e tanto meno entrare in particolari oramai noti ai più, ma credo che forse la chiusura della nostra Ambasciata, magari momentanea, sia l’unico modo per fare un po’ di pulizia, pur sapendo che ci sono alcuni elementi validi al suo interno, ma sono pochi purtroppo!
Sarebbe il caso forse di mobilitarsi per ridare un po’ di dignità alla nostra comunità in questo paese e non difendere indifendibile!
Cordiali saluti,
F. A.
(riportiamo solo le iniziali di nome e cognome del lettore per questioni di privacy,ndr)
LA RISPOSTA DEL DIRETTORE
Caro F.,
grazie per la tua lettera.
Quello dell’Ambasciata d’Italia nella RD è un problema che riguarda la comunità intera. E’ una questione che ci tocca tutti da vicino. Se davvero l’ambasciata dovesse chiudere, se ne renderanno conto quanti avranno bisogno di rinnovare un passaporto, certificare una firma, registrare un matrimonio, e per farlo dovranno recarsi a Caracas o a Panama. E siamo sicuri che a Caracas o Panama funzionari e impiegati siano migliori rispetto a quelli di Santo Domingo? Siamo certi che siano più educati e rispettosi nei confronti dei connazionali di quelli che conosciamo noi qui ai Caraibi?
Hai ragione, così come ha ragione chi in questi giorni mi ha scritto, come te, attraverso la mail o i social netowork: l’Ambasciata d’Italia a Santo Domingo a volte è al limite della decenza. Impiegati e funzionari – pagati con i soldi dei contribuenti italiani – si comportano da padroni della sede diplomatica, come fosse di loro proprietà e trattano gli italiani a pesci in faccia; il personale in certi casi è arrogante e presuntuoso, maleducato persino; insomma, andando in ambasciata può capitare di perdere ore di tempo senza risolvere il problema e magari uscendone col fegato marcio. Tuttavia, l’ambasciata oggi c’è. I servizi ci sono. E non è nemmeno vero che all’interno della sede diplomatica siano tutti fatti della stessa pasta: come in ogni settore pubblico, c’è chi lavora seriamente e chi invece tiene al rapporto con i connazionali. Certo, dovrebbero esserci più controlli e le mele marce dovrebbero essere rimosse o sanzionate in qualche modo; e intanto cresce il sentimento di rabbia nei confronti dell’istituzione, cresce la voglia di mandarli tutti a quel paese e di non firmare nemmeno per una iniziativa sacrosanta come quella di una petizione per non chiudere l’unica sede diplomatica italiana dei Caraibi.
Lo so, non è facile. Non è facile stare a guardare mentre lì dentro, fra le mura di quell’edificio che rappresenta – o dovrebbe rappresentare – un pezzo d’Italia oltre confine, regnano incuria e incapacità. Ma la soluzione non può essere chiudere tutto, così, da un giorno all’altro. Dobbiamo batterci tutti insieme per denunciare gli scandali, la corruzione, la cattiva gestione, ma anche per mantenere la nostra sede.
Come giornalista da sempre attento alle dinamiche che riguardano gli italiani nel mondo, come Coordinatore MAIE Centro America, ma soprattutto come cittadino residente nella Repubblica Dominicana ormai da oltre 15 anni, sento la responsabilità di portare avanti una battaglia affinchè la nostra ambasciata possa continuare a lavorare, non chiuda i battenti e quindi possa continuare a dare i servizi di cui i connazionali hanno bisogno. Allo stesso tempo, è giusto denunciare tutto ciò che non va, gli scandali, i vizi, il sottobosco che puzza di marcio. Questo dobbiamo fare, tutti insieme: pulizia, ma senza buttare via il bambino con l’acqua sporca.
Caro F, ho voluto risponderti pubblicamente perché, rispondendo a te, colgo l’occasione per rispondere anche a tutti coloro che mi hanno contattato esprimendomi le loro opinioni, simili alla tua. Pare infatti che la rabbia nei confronti dell’Ambasciata d’Italia della Repubblica Dominicana sia un comune sentire fra i connazionali residenti nell’isola dei Caraibi. E’ comprensibile: dopo aver preso tanti, troppi schiaffi in faccia, gli italiani sono stanchi, non ne possono più. Ma ragionando con calma, lasciando da parte per un attimo la pancia e usando di più il cervello, sono certo che tutti capiranno che senza ambasciata sarebbero abbandonati a se stessi e costretti, in caso di bisogno, ad affrontare enormi sacrifici, in termini di tempo e denaro: conviene davvero?
No, non difendiamo l’indifendibile. Chiusura momentanea? Chi ce lo garantisce? Su Italiachiamaitalia.it continueremo a parlare della questione che riguarda l’Ambasciata e, con coraggio, senza alcuna paura, ci impegneremo a raccontare le luci e le ombre dell’intera vicenda. Come giornale e come MAIE, che è un movimento mondiale nato e formato da italiani nel mondo, abbiamo il dovere di dare risposte. Detto questo, aiutaci, aiutateci tutti, ad aiutarvi: firma anche tu la petizione online contro la chiusura dell’Ambasciata d’Italia di Santo Domingo. Comincia anche tu, insieme a tanti altri, a dare il tuo contributo. Potrebbe essere un inizio, e magari si potrà arrivare a cambiare le cose che non vanno. Se poi l’ambasciata davvero dovesse chiudere, potremmo almeno dire di avere lottato e di non essere rimasti con le mani in mano.
Un caro saluto,
Ricky Filosa – Twitter @rickyfilosa
PS tu scrivi: ‘mobilitarsi per ridare un po’ di dignità alla nostra comunità in questo paese’. Il MAIE lo sta facendo da tempo. Di fatto, è l’unico movimento in tutta la RD, che sta cercando – a livello nazionale – di creare davvero una comunità di italiani come si deve. Se anche tu sei disposto a darci un po’ del tuo tempo e a fare la tua parte, sei il benvenuto.
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