Karima El Mahroug, in arte Ruby, durante la sua manifestazione di protesta promossa questa mattina davanti al Tribunale di Milano, parlando davanti ai giornalisti ha fatto intendere che la Procura di Milano voleva che lei accusasse Silvio Berlusconi di avere fatto cose che in realtà in Cavaliere non avrebbe fatto. La giovane marocchina, diventata famosa in tutto il mondo dopo gli scandali dei “festini” di Arcore, ha parlato di “pressione incessante dei magistrati” di Milano, e si è definita “vittima di uno stile investigativo fatto di promesse mai mantenute”. Ruby in particolare punta il dito contro “un atteggiamento investigativo apparentemente amichevole che e’ progressivamente mutato quando e’ stato chiaro il fatto che non avrei accusato” il leader del Popolo della Libertà. “La colpa della mia sofferenza e’ anche di quei magistrati che, mossi da intenti che non corrispondono a valori di giustizia, mi hanno attribuito la qualifica di prostituta, nonostante abbia sempre negato di aver avuto rapporti sessuali a pagamento e soprattutto di averne avuti con Silvio Berlusconi”.
Ruby ha anche mostrato ai cronisti un suo vecchio passaporto, facendo vedere che in quel documento compariva il nome “Mubarak”, aggiunto per attribuirsi una finta parentela con l’ex presidente egiziano. La ragazza si e’ scusata per aver detto questa ed altre “bugie” anche a Berlusconi, “ma volevo una vita diversa e ora ne pago il conto”.
Giacca a vento lunga nera, calze pesanti nere e stivali senza tacco neri (lo stesso look che aveva quando a gennaio si e’ presentata in aula), Ruby ha spiegato che “l’unica prova fornita nel processo che dimostrerebbe che mi prostituivo, sono delle fotografie che il capo degli investigatori ha mostrato in aula dopo averle scaricate dal mio profilo Facebook: una circostanza ridicola! All’epoca dei fatti – continua il manoscritto – avevo solo 17 anni e di questo stampa e magistrati non hanno tenuto conto”.
Perché Ruby parla solo adesso? “Ho deciso di rompere il silenzio per non dovermi più sentire colpevole come qualcuno ha tentato di farmi sentire la domenica di Pasqua”. Il riferimento è a un episodio “di intolleranza” che la stessa Ruby racconta: “Una donna sconosciuta guardando mia figlia si e’ permessa di dire con disprezzo: ‘Speriamo non diventi come sua madre’”. “Quella donna è solo l’ultima di una lunga serie di persone che mi hanno umiliato per troppo tempo: per loro sono qualcuno da evitare, un modello da cui sfuggire”. “C’è ancora tanta gente che mi guarda dall’alto in basso, mi considera una prostituta, sebbene il processo Ruby abbia dimostrato esattamente il contrario”. Per la giovane è “sconcertante e ingiusto che nessuno voglia ascoltarmi, soprattutto perche’ secondo l’ipotesi accusatoria io sarei la parte lesa, secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri – dice riferendosi al processo milanese che vede coinvolto il Cav – sarei la vittima”. Secondo la ragazza “nessuno ha interesse ad ascoltare la mia versione dei fatti, cioe’ l’unica verita’ possibile”.
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