Ancora maretta in casa Pd. A Largo del Nazareno, Bersani e i suoi collaboratori scrutano con fastidio e sospetto le ultimi uscite del sindaco di Firenze. "C’e’ adesso – scrive Goffredo De Marchis a pagina 3 di Repubblica – l’ombra dei franchi tiratori renziani che ieri si e’ allungata di molto quando i senatori legati al primo cittadino, muovendosi come una falange, hanno presentato un disegno di legge per l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Un segnale chiaro. Un modo per dire: noi ci siamo e possiamo essere determinanti. Il segretario ha appena cominciato le sue manovre per la scelta del presidente della Repubblica: oggi vede Monti e organizza l’incontro con il Cavaliere. Deve potersi muovere senza intralci. Per questo, i suoi non accettano l’aut aut di Renzi”. Dall’altra parte del campo – annota Barbara Fiammeri a pagina 9 del Sole 24 ore, "ufficialmente la linea resta quella rilanciata da Arcore martedì: larghe intese anche con un premier Pd e al Quirinale un Presidente di area di centrodestra; in caso contrario subito elezioni. Ma il Cavaliere sa far di conto ed e’ consapevole che al Pd bastano una quindicina di voti per raggiungere quota 505 ed eleggere il Capo dello Stato a partire dal quarto scrutinio. E sa anche che, se cosi’ fosse, e’ altamente probabile che il nuovo Presidente della Repubblica, dopo un giro di consultazioni, potrebbe inviare davanti alle Camere un governo a guida Pd che – male che vada – guidera’ il Paese alle elezioni. Ecco quindi che al di la’ delle dichiarazioni belligeranti, il Cavaliere ha gia’ dato mandato ai pontieri del partito (Angelino Alfano, Gianni Letta, Denis Verdini) di andare a sondare gli avversari, inviando nel frattempo anche qualche segnale di apertura".
Apertura o forse colpo di coda per uscire dall’angolo. "Per scuotere la palude nella quale si ritrova a quaranta giorni dal voto e alla vigilia dell’elezione per il Colle. Silvio Berlusconi – annota Carmelo Lopapa a pagina 4 di Repubblica – e’ deciso a sostenere e sponsorizzare la candidatura di Massimo D’Alema per la successione di Giorgio Napolitano. ‘Se faccio quel nome getto il Partito democratico nello scompiglio, da Massimo mi sento piu’ garantito che non da Prodi o da altri nomi che vorrebbero imporci’ e’ la strategia da "Piano B" che il capo Pdl ha illustrato ad Arcore solo alla cerchia piu’ ristretta. L’ipotesi "A", portare un uomo del centrodestra al colle piu’ alto, non e’ mai decollata, sprovvista di numeri a sufficienza. E allora c’e’ l’incubo Romano Prodi da cacciare, come pure quello di candidati non politici che i grillini potrebbero alla fine sponsorizzare, da Stefano Rodota’ a Gustavo Zagrebelsky. Il ragionamento che Berlusconi propone in queste ore ai suoi ruota percio’, ancora una volta, attorno ai suoi conti irrisolti con la giustizia, la sentenza Ruby forse a settembre, quella definitiva Mediaset tra meno di un anno. E’ da una figura come quella di D’Alema, va ripetendo, che si sentirebbe piu’ garantito: di certo non e’ un giustizialista come tanti altri’".
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