L’incontro di sabato tra il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ed il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi ha dato una svolta al cammino delle riforme. Ora, però, c’è da chiedersi se sarà la volta buona in cui (finalmente) il cammino delle riforme possa veramente andare avanti o se sarà la solita illusione in cui sembra che le riforme si facciano ma poi non si farà nulla. Renzi e Berlusconi hanno trovato una convergenza, ma tante insidie sono dietro l’angolo.
Il Partito Democratico è alle prese con la sua minoranza (i bersaniani) che è contraria ad ogni interlocuzione con Berlusconi. Nel centrodestra, il Nuovo Centrodestra del vicepremier Angelino Alfano punta i piedi, poiché teme di essere fatto fuori dalla scena politica.
Quindi, nel Partito Democratico vi è il rischio di una scissione. Nel centrodestra vi è il rischio che la forza politica che fa capo ad Alfano si schieri contro il resto della coalizione, formando di fatto un polo centrista con l’Unione di Centro, altro partito che avrebbe molto da temere da un sistema elettorale alla spagnola. Inoltre, vi è anche l’incognita del governo. Se il governo dovesse cadere (per la rottura del Partito Democratico o per scelta del Nuovo Centrodestra) e se non dovesse trovarsi una nuova maggioranza finirebbe di fatto e di diritto la legislatura e si dovrebbe andare a votare.
In caso di elezioni potrebbe non esserci una maggioranza e noi italiani ci troveremmo nella stessa situazione in cui ci trovammo nel febbraio dell’anno scorso, con un Paese ingovernabile. Di conseguenza, le riforme potrebbero non farsi. Il Partito Democratico metterà al primo posto l’esigenza di riformare il Paese o la sua coesione interna? Forza Italia cercherà il dialogo anche con il Nuovo Centrodestra? Cosa farà il Movimento 5 Stelle? I suoi parlamentari resteranno in "piccionaia" a continuare a protestare contro tutti e tutto o cercheranno di dare il proprio contributo? Questa sembra davvero l’ultima chiamata per la politica.
Il rischio è che le riforme non si facciano o che vengano imposte da poteri diversi dalla politica, come la finanza tecnocratica o la magistratura e che non corrispondano alla reale esigenza del Paese.
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