Ora manca la voce più autorevole. Il giorno stesso dell’incontro tra Renzi e Berlusconi si sollevò il coro di proteste da parte delle mezze tacche, dei quaquaraqua, di coloro che intendono la politica come un fatto personale, di quelli che spudoratamente si vantano a sproposito di essere moralmente superiori ed i soli democratici. C’è veramente da spanzarsi dalle risate per certe buffonate indegne anche di un teatrino di borgata.
A tre giorni dall’incontro, meraviglia che non lo abbia fatto prima, l’armata dei magistrati del tribunale di Milano, che comprende anche chi nel 1982 fu sorpreso in atteggiamenti amorosi negli uffici del tribunale, per poi lamentarsi della violazione della sua privacy, dopo una pausa di "riflessione", forse dovuta alla errata convinzione che Berlusconi fosse finito, ha sfoderato di nuovo gli artigli contro di lui. Stona invece, ma era prevedibile, il silenzio del Quirinale. Nella nostra bistrattata e violentata democrazia lo scorso 19 gennaio è avvenuto un fatto epocale: i leader dei due maggiori partiti si sono incontrati ed hanno dialogato senza pregiudizio alcuno con il solo scopo di avviare le riforme e Napolitano non ha avuto il modo di commentare tale evento: che si sia riservato di farlo nel sermone del 31/12 p.v?
Oltre ad una parola di elogio per l’avvenimento, avrebbe dovuto dire, RIVOLTO A TUTTI, che è ora di finirla con la sporca politica, di finirla con gli intoppi della magistratura che avrebbe tanto da fare in cosucce che riguardano la sinistra e che dormono nei cassetti, invece niente di niente. Vabbé, diciamo che è tutto regolare in un paese ove l’imparzialità è totalmente offuscata dall’ideologia. Se pensiamo che anni or sono c’era chi sperava che l’Italia finisse col far parte dell’impero sovietico, ci è andata anche fin troppo bene.
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