Il tema che riguarda la decadenza da parlamentare di Silvio Berlusconi resta inesorabilmente al centro del dibattito politico dell’estate, dopo la sentenza del primo agosto che ha confermato la condanna al Cavaliere. Il PdL continua a stringersi attorno al proprio leader. Di più: molti azzurri sono disposti a unire il proprio destino a quello dell’uomo di Arcore. Dichiara in una nota Gianfranco Rotondi, ex ministro e parlamentare PdL: “Far fuori Berlusconi dal Parlamento usando la sentenza di Esposito e’ piu’ eversivo che arrestarlo. La nostra reazione non potra’ che essere di decadere con lui dimettendoci dal Parlamento". Tutti fuori dal Palazzo, dunque. Accadrà davvero?
Renato Brunetta, capogruppo PdL alla Camera, in un’intervista radiofonica spiega: “L’atteggiamento del Pd e’ pregiudiziale, dicono che voteranno la decadenza di Berlusconi e la ineleggibilità senza aver sentito il relatore, senza aver acquisito le motivazioni della condanna e senza aver valutato la prima applicazione della legge Severino. Perché questo atteggiamento pregiudiziale su una decisione così importante?". Già, bella domanda.
Fabrizio Cicchitto, esponente di punta del PdL, intervistato dal Messaggero assicura: “Se dovesse prevalere la linea di chi ha già schierato il plotone di esecuzione, ci sarebbero conseguenze molto negative per la maggioranza e per la sopravvivenza del governo". L’ex presidente dei deputati azzurri spiega che in merito alle ventilate dimissioni di 5 ministri del PdL se la giunta per le elezioni del Senato dovesse votare la decadenza di Berlusconi "non esiste una decisione formale. Ma c’è qualche probabilità che questo possa accadere se nel Pd non dovesse prevalere la disponibilità ad ascoltare le nostre ragioni". Cicchitto sottolinea: "Ci aspettiamo che si comprenda come la vicenda giudiziaria del nostro leader non sia una sua questione personale, ma un’azione politica da parte di alcune Procure che dal ’94 si accaniscono sistematicamente contro di lui". Difficile, tuttavia, che il Pd possa essere d’accordo.
Secondo Roberto Formigoni, ex governatore della Lombardia e oggi senatore PdL, “il governo Letta deve andare avanti. Noi siamo convinti assertori della sua continuità, a patto che rispetti due condizioni. La prima: realizzare gli interventi promessi per far ripartire l’economia. La seconda: ristabilire un clima di pacificazione”, e “questo significa dare una risposta al problema di Berlusconi”. Te pareva, sempre lì si va a finire. Il PdL ci prova, ma arriveranno le risposte che si attende? Al momento, pare improbabile. Lo si capisce dai toni, dalle dichiarazioni degli esponenti dem. L’ultima in questo senso è di Nicola Latorre, che a chi gli chiede se il Pd voterà compatto per la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore malgrado i dubbi di alcuni costituzionalisti sulla legge Severino, risponde: "Sì. Assolutamente sì. Non ho proprio alcun dubbio su questo punto". Daniela Santanchè, pasionaria PdL, fa sapere: "Difficili che i ministri PdL possano sedere allo stesso tavolo di chi ha votato per la decadenza di Berlusconi". Avete capito? Tutti pronti per le urne, presto si torna al voto.
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