‘E’ la ripetizione di un tempo lontano, che si riversa in questo spazio magico’. Cosi’ Andrea Camilleri inizia a raccontare la sua Vucciria, personale e vissuta interpretazione del capolavoro di Renato Guttuso, esposto con altre cento opere al Vittoriano in occasione della grande antologica che celebra il centenario della nascita del maestro siciliano.
Nella grande sala centrale, su ciascuna delle pareti, ecco i quattro dipinti di grandi dimensioni, a raccontare un periodo indelebile della storia italiana: ‘I funerali di Togliatti’, la ‘Zolfatara’, ‘La spiaggia’ e, appunto, ‘La Vucciria’. Al fianco di Fabio Carapezza Guttuso, curatore della rassegna con Enrico Crispolti, Camilleri si e’ soffermato su quest’ultimo dipinto che ricrea l’atmosfera densa di umanita’, profumi, colori del mercato palermitano. E al quale lo scrittore si e’ ispirato per il suo racconto, intitolato ‘La ripetizione’ e contenuto nel libro ‘La Vucciria’ pubblicato nel 2008.
‘Noi avevamo studiato il quadro, i personaggi che affollano il cunicolo, frutto dell’invenzione dell’artista, ma non avevano dato alle figure la loro giusta caratura – ha detto Carapezza – e’ stato Camilleri che ha svelato le relazioni esistenti tra loro’. ‘Sono andato a rivedere gli studi, le diverse versioni preparatorie del quadro – ha spiegato lo scrittore – e ho visto che l’atteggiamento, gli sguardi di lui, cambiano. C’e’ tutta una storia, il precedere di un incontro che mi ha ispirato’.
Una storia in cui c’e’ amore, passione, ma soprattutto ‘una ripetizione di un tempo lontano che si riversa in questo spazio magico straordinario’, ha proseguito Camilleri sottolineando come la Vucciria (e i suoi dintorni) fosse ‘il nostro luogo di frequentazione’. ‘C’era la trattoria Panarelli – ricorda -, la nostra compagnia, Guttuso, io, Musco, Giuseppe Ruggeri, si riuniva sempre li’, tutte le sere a mangiare’, facendo musica e poesia.
E parlando di Roma quale citta’ di adozione per gli artisti siciliani, Camilleri si e’ soffermato sul fatto che ne’ per Venezia ne’ per Torino scatti questa relazione. Invece a Milano e Roma si’, come evidenzia il cammino di Guttuso, svoltosi tra le due metropoli. Per quanto lo riguarda, ‘io mi sento sempre siciliano – ha concluso -. Roma va benissimo, ma viene subito dopo’.
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