Da Strasburgo arriva una sentenza che farà discutere. Forse Silvio Berlusconi poteva non essere condannato anche penalmente per la vicenda dei diritti tv Mediaset. La condanna definitiva per cui l’ex premier è anche decaduto da senatore, potrebbe infatti essere contraria all’articolo IV del settimo protocollo della Carta europea dei diritti dell’uomo. E’ questa la conseguenza più sorprendente della decisione di ieri della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che si è espressa sul caso dell’equity swap Ifil-Exor nei confronti di Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti, ritenendo che i loro diritti umani fossero stati violati, poiché condannati due volte per lo stesso reato. L’ordinamento italiano difatti, seguendo il principio del diritto romano del ‘ne bis in idem’ secondo cui non si può essere condannati due volte per lo stesso reato, lo limita ai processi penali. Mentre si può essere condannati sia penalmente che civilmente che amministrativamente in distinti procedimenti per il medesimo reato. La Corte di Strasburgo, le cui sentenze fanno giurisprudenza anche nel nostro Paese, ieri ha detto basta. Grande Stevens e Gabetti erano infatti già stati condannati nel 2009 dalla Consob, oltre non si poteva andare.
Allo stesso modo quindi, anche Silvio Berlusconi poteva non essere nuovamente processato penalmente, dopo aver pagato in sede civile per l’evasione fiscale nella vicenda Mediaset. Non è un caso che nel pool di avvocati che ieri ha vinto a Strasburgo figuri anche Franco Coppi, avvocato del premier in Cassazione. "Preciso che non faccio parte del collegio difensivo di Berlusconi e dunque non mi esprimo su questo caso. Osservo che il ricorso che il professor Coppi ha presentato alla Corte di Straburgo per Silvio Berlusconi ha delle analogie con il nostro – racconta l’avvocato Michele Briamonte dello studio Grande Stevens – loro l’hanno presentato dopo la sentenza di agosto, noi invece facemmo ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo già durante il primo grado nel 2009, ed ottenemmo l’ammissibilità nel 2012. Nelle corti italiane la questione fu ritenuta ‘manifestamente infondata’ per ben tre volte ".
Oltre a Briamonte e Coppi, faceva parte del pool di legali che ieri ha vinto a Strasburgo anche il professor Aldo Bozzi, il legale che ha portato avanti la causa che ha ‘seppellito’ in Corte Costituzionale il Porcellum lo scorso dicembre. "Tra l’altro la sentenza di ieri, al paragrafo 229 a pagina 52 parla proprio delle sanzioni fiscali, che escludono la possibilità per chi le ha subite di essere oggetto di un successivo procedimento penale" spiega Briamonte.
"Lo Stato deve scegliere se processarti penalmente o amministrativamente, l’imputato può subire una sola ‘afflizione’ per fatto commesso" aggiunge Briamonte che precisa: "Noi in Cassazione siamo stati prosciolti, il caso di Berlusconi evidentemente è diverso" aggiunge Briamonte. Berlusconi ha infatti una pena ancora da scontare. Proprio da una vicenda simile prende le mosse il caso che ieri la Corte di Strasburgo ha richiamato nella sua sentenza, si tratta del caso di Sergey Zolotukhin, militare condannato nel 2003 a due giorni di cella di isolamento dopo una rissa, sanzione che in Russia è considerata amministrativa, e poi a due anni di carcere al termine di un processo penale. Nel 2009 la Corte di Strasburgo ritenne illegittima la seconda condanna secondo il principio del ‘ne bis in idem’, proprio come potrebbe accadere a Silvio Berlusconi, condannato amministrativamente e penalmente per i diritti Mediaset. "Una sanzione afflittiva, una volta patita non può essere comminata di nuovo – conclude Briamonte – noi ora, partendo da questa decisione, cercheremo di recuperare quanto meno le pesanti sanzioni inflitte a Grande Stevens e Gabetti, come compensazione, visto che non dovevano essere processati anche penalmente. Questo processo è costato decine di milioni tra parcelle e sanzioni, ed è durato 9 anni di sofferenze che non avrebbero dovuto neanche incominciare".
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