E’ gia’ countdown per il caso sui diritti tv Mediaset. Tra meno di una settimana davanti alla Cassazione prendera’ il via il processo nel quale Silvio Berlusconi, per l’accusa di frode fiscale (poco piu’ sette milioni evasi nel 2002 e nel 2003), e’ stato condannato in primo e in secondo grado a quattro anni di carcere, tre dei quali coperti da indulto, e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Con lui alla sbarra ci sara’ anche il produttore statunitense Frank Agrama ritenuto suo ”socio occulto”, oltre agli ex manager Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto.
Assegnato alla cosiddetta ‘sezione feriale’, proprio per evitare, come impone la legge, che la spugna della prescrizione a meta’ settembre dimezzi il reato contestato, il 30 luglio la vicenda sulle presunte irregolarita’ nella compravendita delle royalties dei film destinati al piccolo schermo entrera’ di nuovo in un’aula di giustizia. Vicenda a cui, sotto una pioggia di polemiche e preoccupazioni, sta guardando il mondo della politica e che rischia di ripercuotersi sulla tenuta dell’esecutivo targato Letta. Prima di fissare l’udienza, pero’, un particolare pool di giudici chiamati ”spoliatori” ha valutato la sussistenza o meno di eventuali profili ”evidenti” di inammissibilita’ del ricorso con cui e’ stato chiesto di annullare la sentenza pronunciata lo scorso 8 maggio dalla seconda Corte d’Appello presieduta da Alessandra Galli e, tra l’altro, ha indicato anche i termini di prescrizione. Cosi’ martedi’ prossimo si aprira’ davanti ai magistrati del ‘Palazzaccio’ il processo per il leader del Pdl con anche una novita’ per quanto riguarda il collegio difensivo: al posto di Piero Longo, il legale che da oltre un decennio assiste l’ex premier assieme a Niccolo’ Ghedini, ci sara’ il prof. Franco Coppi. Non si sa, pero’, se ci sara’ subito la sentenza. Al momento la situazione e’ ancora ”fluida” e le mosse difensive, al momento, non sarebbero ancora stabilite con certezza. Se gli avvocati di Berlusconi, per i quali la prescrizione ‘intermedia’ cade il 26 settembre – alla quale per altro il loro assistito non puo’ rinunciare poiche’ non ancora decorsa – riterranno di chiedere un rinvio, la decisione se accogliere l’istanza e rimandare la discussione magari anche dopo la pausa estiva verra’ presa, molto probabilmente, lo stesso giorno dal collegio presieduto da Antonio Esposito.
Comunque sia, visto che a chiedere la dilazione sarebbe la difesa, i tempi della prescrizione verrebbero congelati. Altrimenti, a meno di un rinvio di qualche giorno per questioni tecniche, ci sara’ la camera di consiglio e la sentenza e, nel caso in cui dovesse essere confermato il giudizio di secondo grado, si mettera’ la parola fine – eccetto l’ultimo passaggio davanti al parlamento – a un procedimento che, indagini comprese, e’ durato oltre 12 anni e che ha ‘filiato’ altri due processi: quello nel quale l’ex capo del Governo, imputato per la corruzione del avvocato testimone David Mills, e’ uscito con una prescrizione e quello per la vicenda Mediatrade che si e’ concluso con il proscioglimento sia a Milano sia a Roma. Non cosi’ invece nel ”sistema” del ”giro dei diritti” tv Mediaset. Cominciato il 21 novembre 2006 davanti alla prima sezione penale del Tribunale milanese, il dibattimento si e’ trascinato, tra sospensioni per elezioni o per le questioni di legittimita’ costituzionale del Lodo Alfano o della legge sul legittimo impedimento, fino al 26 ottobre 2012 con la condanna per l’ex premier a quattro anni di carcere e a cinque di interdizione. E questo nonostante la scure della ex Cirielli che ha decapitato una parte del capo di imputazione. In appello il processo si e’ aperto il 18 gennaio di quest’anno e, tra vari stop and go, si e’ chiuso con la conferma della decisione di primo grado piu’ di due mesi e mezzo fa. Per la Corte il Cavaliere – che dal Tribunale di Milano ha incassato da poco anche 7 anni per il Rubygate e uno per il caso del ‘nastro’ Fassino-Consorte – sarebbe stato il regista, complici i suoi ”strettissimi” e ”fidati” collaboratori di un ”preciso progetto di evasione” che si e’ sviluppato in ”un arco temporale molto ampio” e con ”modalita’ molto sofisticate” e che e’ proseguito dopo la sua ”discesa in campo”, anche quando era capo del Governo.
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