Senza tanti giri di parole, dire che Silvio Berlusconi è stato condannato in via definitiva per frode fiscale non corrisponde certo ad una castroneria. E’ un fatto, e le sentenze vanno rispettate. Questo tutti lo sanno. Dire però che non vanno discusse – le sentenze – è più che altro ridicolo, oltre che falso; per di più quando un giudice della suprema Corte di Cassazione ritiene opportuno rilasciare un’intervista ad un quotidiano, attraverso cui entra nel merito delle motivazioni che avrebbero portato alla condanna del Cavaliere. Che è stato inopportuno, però, lo dice la stessa Magistratura prima di un qualsiasi commentatore politico di area liberale. Di cosa stiamo parlando? Un presidente di Corte giudicante che dice chiaro e tondo che la condanna è stata inflitta perché “Berlusconi sapeva” e non perché “Berlusconi non poteva non sapere”. Certo, meglio una presunta certezza che un presunto teorema persecutorio ai danni del maggiore leader politico della storia italiana.
Berlusconi non solo non sapeva a detta sua, ma non esiste un solo testimone della Pubblica Accusa a dichiarare il contrario, supportato a sua volta da prove. Dove sono queste prove? Segni tangibili ed inequivocabili, oltre che non interpretabili, della mano dell’ex premier dentro alla presunta frode fiscale. Dove sono queste false fatture? Dov’è quella che si riterrebbe presunta parte lesa?
Marco Travaglio, in una sua fantasiosa ricostruzione, a margine della sentenza, dice addirittura che la parte lesa sarebbe la stessa Mediaset, che avrebbe gonfiato il prezzo degli acquisti cinematografici per ricavarne fondi neri ritenuti poi nelle disponibilità di Berlusconi. Quale denaro? Dov’è? Dove sarebbe stato rinvenuto e quando? Quali dirigenti di Mediaset sono a conoscenza di questa presunta plusvalenza controllata? Qualcuno è capace di fare nomi e cognomi di questa gente? Gente che sappia veramente?
Silvio Berlusconi avrebbe fregato direttamente la società di cui è maggiore azionista, per un importo pari a circa 3 milioni di euro, in un periodo in cui ha di fatto versato allo Stato 567 milioni di euro di imposte. Pagarne 567 per evaderne 3: un genio. Anche fosse, durante i gradi di giudizio del processo diritti tv, Berlusconi è stato condannato anche al pagamento di una multa pari a 10 milioni di euro: lo Stato sarebbe stato quindi risarcito con gli interessi. Per di più, il processo è costato alla Magistratura italiana, quindi alla Giustizia italiana, quindi allo Stato Italiano (quindi a tutti noi) quasi il doppio dell’ammontare della presunta frode. Che senso ha? Qualcuno è capace di spiegarlo?
Un giudice anche bugiardo, questo Antonio Esposito: il giorno dopo avere visto la sua intervista pubblicata sul quotidiano Il Mattino – e dopo avere visto montare le polemiche – ha anche ritenuto di dover dare dei falsari ai giornalisti per avere (a detta sua) manipolato il contenuto dell’intervista, della quale è stato immediatamente pubblicato l’audio che lo incastra malamente. A che gioco stiamo giocando?
Il ministro della Giustizia Cancellieri, com’è ovvio, ha ritenuto di dovere aprire una fase di accertamento. Il Consiglio Superiore della Magistratura si muove anch’esso.
“Berlusconi sapeva”, ma cosa sapeva? E’ la prova provata che la sentenza era già stata idealmente scritta, andava solo pronunciata. E da codardi, non hanno però ritenuto di dovere procedere alla condanna che escluderebbe Silvio Berlusconi dalla politica italiana (l’interdizione), rimandando tutto ad altra Corte d’Appello. E’ questa la Giustizia che vogliamo? E’ questa la Repubblica fondata sulla volontà popolare? Sono questi i giudici italiani? Quelli che rilasciano inopportune e vergognose interviste a margine di sentenze storiche, per poi smentirle un attimo dopo ed essere a loro volta sputtanati? Sono tutti interrogativi molto seri a cui preferiremmo – e siamo in tanti – seguissero delle risposte chiare, nette e altrettanto serie.
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