Non esiste Made in Italy senza comunicazione. È questa la convinzione che sta alla base della conferenza "Comunicare per crescere", che si è tenuta questa mattina a Roma, nel Tempio di Adriano, su come comunicare le nostre eccellenze al mondo. Ad aprire il forum è stato il presidente della Camera di commercio di Roma Giancarlo Cremonesi, che ha lanciato una sfida non da poco: "Il brand Made in Italy, dopo la Coca Cola che speriamo di superare presto, è il brand più conosciuto al mondo, ma non abbiamo la capacità di dargli contenuti che una comunicazione mirata potrebbe dargli. Il mondo capisce bene che sulla fascia alta del bello e della qualità il Made in Italy è importante, ma non riusciamo a fare la stessa cosa filiera per filiera o impresa per impresa. Questo è lo sforzo che dobbiamo fare, se questo avverrà nei prossimi mesi credo che potremmo avere una grande capacità di aggredire i mercati esteri".
Italia significa cibo e Carlo Hausmann, direttore generale dell’Azienda romana mercati, ha spiegato come oggi "la comunicazione non è un modo di vendere un prodotto, oggi è un pezzo del prodotto". Il Made in Italy però non è sicuramente solo l’agroalimentare, l’Italia nel resto del mondo è rappresentata sicuramente anche dal cinema e dalla moda. "La moda vive di comunicazione – ha spiegato il direttore generale di AltaRoma Adriano Franchi -. Prima le parole chiave di questo settore erano status symbol e ostentazione, oggi sempre di più le parole chiave cominciano a essere bello, artigianato e lavoro. Paga di più far vedere quello che c’è dietro alla moda". A rappresentare l’univers della settima arte è stato il segretario generale Anica-Confindustria Silvio Maselli, che si è chiesta "come si fa a raggiungere il mercato internazionale con il Made in Italy". La risposta non poteva essere più semplice: "La forza dell’Italia è quella di parlare di un territorio – ha spiegato il segretario generale di Anica -, infatti quando all’estero diciamo ‘Italia’ comunichiamo una serie di valori legati al territorio, la nostra grandezza può essere solo quella di continuare a essere indipendenti rispetto ai fattori di livellazione culturale".
Discussione su questo articolo