Il destino della legge elettorale si intreccia inevitabilmente con il dibattito sul futuro governo e su una eventuale nuova ‘chiamata alle armi’ del premier Mario Monti esplicitata oggi da Pier Ferdinando Casini. E, dunque, se sulla carta un canovaccio papabile un po’ per tutti ci sarebbe, si inasprisce il confronto sul premio di maggioranza che dovrebbe garantire al primo partito la governabilita’. Non a caso il Pd lo vuole consistente e che consenta di ‘sapere chi governa la sera delle elezioni’, mentre il Pdl si oppone a una quota di seggi troppo ampia. E nessuno dei due contendenti pare disponibile a cedere. Tanto piu’ che il ‘retropensiero’ dei Democratici e’ che si voglia confezionare un modello che non consenta un’ampia maggioranza e tiri la volata al Monti bis. Per questo i tecnici continuano a lavorare di lima ma Udc e Pdl fanno asse nel ribadire che se non c’e’ un’intesa a breve si deve andare alla conta in Aula. ‘Se c’e’ uno stallo occorre andare in Aula’, dice il segretario del Pdl Angelino Alfano. ‘Qualcuno – attacca Casini – fissando paletti tanto alti ed obiettivi miracolistici della legge elettorale sapendo gia’ che non si possono realizzare, vuole tenersi la legge attuale. Se ne assuma la resposnabilita’ votando in Parlamento cosi’ tutti sapranno chi vuole cambiare la legge e chi no’. ‘Va approvata o rischia di diventare un tormentone’, dice anche Gianfranco Fini. Il tempo, comunque, stringe e il Pd rischia di restare con il cerino in mano.
Ad ogni modo, al netto del braccio di ferro sulle preferenze, una ‘bozza’ di intesa almeno sul meccanismo di trasformazione dei voti in seggi sembra esserci su un modello ‘simil-tedesco’ ma che non e’ troppo distante anche dalla proposta formulata dal democratico Enzo Bianco in commissione Affari Costituzionali al Senato. Si prevede un terzo di collegi; un terzo di seggi attribuiti in base ai migliori perdenti dei collegi e un terzo su liste bloccate corte (che potrebbero addirittura essere scritte sulla scheda) e sarebbe previsto uno sbarramento al 5%. ‘Se neanche questa va bene – allarga le braccia uno degli ‘sherpa’ della riforma – comincio a pensare che qualcuno non la voglia fare’. Il nodo resterebbe quello del premio di maggioranza (che sarebbe in ogni caso su base nazionale sia a Camera che Senato e al primo partito). ‘Non e’ accettabile – attacca il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto – che qualche forza politica o parte di essa (ci riferiamo al Pd) di fatto condizioni la possibilita’ reale di fare una nuova legge all’affermazione di un esorbitante premio di maggioranza che distorcerebbe in modo plateale i risultati elettorali definiti dal voto’. Ma per il Pd si tratta di un paletto irrinunciabile. La soluzione che e’, allora, emersa nelle ultime ore in casa Pdl sarebbe quella di un premio alto ma non attribuito sul totale dei voti ma sulla percentuale ottenuta dal primo partito.
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