La Lega in Veneto si rivolta al padre fondatore: la ‘sfiducia’ a Umberto Bossi ha la forma di una mozione contro la carica di ‘presidente a vita’ del Carroccio attribuita al Senatur, che verra’ votata all’assemblea della Liga Veneta-Lega Nord in programma stasera a Vicenza. Molto alte le possibilita’ che il documento passi, finendo sul tavolo dell’assemblea federale convocata nel fine settimana a Mestre, con Roberto Maroni. E’ insomma il redde rationem di una battaglia estenuante iniziata in Veneto quando le redini del partito sono state prese dal ‘maroniano’ Flavio Tosi, il sindaco di Verona che e’ segretario della Liga e vice vicario del Carroccio. Negli ultimi mesi si e’ arrivati al ‘lancio degli stracci’, con toni sempre piu’ pesanti da parte di Bossi verso Tosi, apostrofato prima come "fascista", poi come "stronzo".
L’ultimo affondo il Senatur l’aveva lanciato dal Monviso, mettendo in dubbio gli orientamenti sessuali dell’avversario. Provocazioni alle quali l’altro non ha praticamente risposto, dicendo di aver "troppo rispetto di una persona malata per replicare". Il vaso tuttavia dev’essere parso colmo agli uomini vicini a Tosi, che in Veneto, tra commissariamenti e rinnovi, ha ormai preso il controllo di gran parte delle sezioni provinciali. La mozione che potrebbe recidere il cordone ombelicale col vecchio ‘capo’ e’ firmata dal segretario di una sezione bellunese, Sandro D’Incau, responsabile del partito a Feltre. Ma vi hanno lavorato i fedelissimi di Tosi, come il segretario provinciale di Verona, Paolo Paternoster, per il quale la presidenza ad honorem "non ha piu’ ragion d’essere". "E’ giusto – spiega – che la presidenza vada di pari passo con la segreteria federale e che quando si cambia il segretario si proceda alla nomina del nuovo presidente".
Cosa che capitera’ molto presto, perche’ il 15 dicembre e’ in programma il congresso del Carroccio, dove Maroni dovrebbe lasciare lo scettro ad uno dei suoi due delfini, il lombardo Matteo Salvini o lo stesso Flavio Tosi. Per sapere se la Lega 2.0 avra’ gia’ dato per allora il benservito al fondatore Bossi bisognera’ attendere il primo passaggio – stasera con la mozione sottoposta all’assemblea dei leghisti veneti – e poi il week end del 21 e 22 settembre, con l’assise federale a Mestre. La mozione chiede "l’eliminazione dei commi primo e quinto dell’art. 14 dello Statuto", che definiscono "di fatto una carica a vita di natura non elettiva appositamente per il ‘socio ordinario militante’ Umberto Bossi". Carica, scrivono i promotori, "non corretta in considerazione dei fatti avvenuti in questi anni" e che postula un principio secondo il quale la Lega sarebbe "un movimento politico di proprieta’ di Bossi". Il documento di ‘sfiducia’ al Senatur sottolinea inoltre "l’eccessivo potere del presidente federale" laddove questo rappresenta "l’organo di ultimo e insindacabile appello…" dei provvedimenti disciplinari. Una carica in sostanza, e’ l’affondo finale, "che tutela di fatto, a prescindere dai fatti e dalle decisioni dei direttivi e degli organi interni al movimento, tutte quelle persone che per motivi affettivi o di simpatie o altro sono vicine ad Umberto Bossi".
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