In arrivo le novita’ sui licenziamenti e gli indennizzi economici, che sostituiranno nella gran parte dei casi di risoluzione illegittima del rapporto di lavoro il reintegro dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e sugli ammortizzatori sociali: i primi decreti attuativi del Jobs act sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e sulla riforma dell’Aspi approdano domani al Consiglio dei ministri. "Con il Jobs act sara’ piu’ facile assumere, non licenziare", torna ad evidenziare il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in vista del Cdm della vigilia di Natale, ribadendo anche che le nuove regole si applicano soltanto ai nuovi assunti ("quelli che hanno gia’ un contratto mantengono lo Statuto del passato"), per loro, per i quali oggi "avere un contratto a tempo indeterminato sembra una chimera, il sistema sara’ piu’ semplice e flessibile".
Renzi ha incontrato al Quirinale dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al quale ha illustrato anche le misure su lavoro e domani all’esame del Cdm. Perche’ il ”Cdm di Natale” sara’ un consiglio dei ministri importante. Non c’e’ solo il Jobs Act, ma anche decreto salva-Ilva (che arriva il giorno dopo l’accordo su Termini Imerese e mentre si cerca un’intesa su Meridiana). Ci sono poi le norme che attuano un pezzo importante della riforma del fisco sul fronte delle imprese, alcune nomine di rilievo e anche il decreto milleproroghe. Sul Jobs Act, e in particolare sull’entita’ degli indennizzi, compresa la possibilita’ che per il datore di lavoro ci sia l’opzione di superare il reintegro nel posto di lavoro a fronte di un licenziamento disciplinare ingiustificato e di scegliere comunque di pagare l’indennizzo ma piu’ alto (il cosiddetto opting out), si lavora fino all’ultimo.
"Non voglio entrare nei dettagli tecnici. Stanno ancora discutendo nei tavoli di lavoro al ministero e a palazzo Chigi", aveva infatti affermato anche il premier in mattinata. Il confronto e’ andato avanti per tutta la giornata. Il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Ap), in serata e’ tornato ad insistere sul superamento netto dell’articolo 18 e sulla tenuta del governo: "Domani d-day della politica italiana. O via articolo 18 o via governo per crollo credibilita’".
Stando alle ipotesi prese in esame, si andrebbe verso un indennizzo economico che va da un minimo di 4 ad un massimo di 24 mesi di retribuzione, nelle aziende sopra i 15 dipendenti (oggi e’ 12-24 mesi). Resta infatti la distinzione con le piccole imprese sotto i 15 dipendenti (escluse dall’articolo 18) per le quali continuerebbe a valere l’indennizzo attuale variabile tra i 2,5 e i 6 mesi di retribuzione. Possibile un’ulteriore differenziazione con le aziende sopra i 200 dipendenti. Mentre in caso di opting out, ci sarebbe un super-indennizzo. E nei casi di conciliazione, invece, l’indennizzo sarebbe piu’ basso ma esentasse. "Bisogna evitare errori che rischiano di danneggiare milioni di lavoratori", afferma il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, sostenendo che "con le nuove regole, piu’ che un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti rischiamo di essere in presenza di un contratto a tempo determinato fortemente incentivato". Sul tavolo del Cdm in arrivo anche il decreto attuativo di riforma dell’Aspi, con l’estensione della platea ai collaboratori e della durata del sussidio di disoccupazione, con l’ipotesi di allungarla fino a 24 mesi.
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