Dopo l’ultimo intervento del direttore di ItaliaChiamaItalia, Ricky Filosa, dedicato alla vicenda dei nostri due marò ancora trattenuti in India, abbiamo ricevuto decine di lettere, dall’Italia e da ogni parte del mondo. Fra queste, quella di una rappresentanza dei Cadetti del 20° Corso (1963-65) dell’Accademia Militare di Modena. La pubblichiamo con piacere qui di seguito.
LA LETTERA AL DIRETTORE
Caro direttore,
sono giorni che nell’ambito delle nostre Associazioni di Cadetti che hanno frequentato l’Accademia Militare di Modena ci si scrive, in quanto siamo tutti esterrefatti dalla situazione dei due Marò “abbandonati” in India e dalla apparente impotenza nazionale nel “fare qualcosa”.
Quando qualcuno di noi, più “focoso” degli altri, incita i colleghi (tutti pensionati o in congedo) ad agire con qualche manifestazione appariscente; altri, più legati dalla propria professionalità che invitava (in generale) a “tacer obbedendo” – in quanto il protestare non fa parte del “DNA” con le stellette -, si trova in uno stato di depressione e di sfiducia verso le autorità politiche costituite, che da una parte utilizzano i militari per intraprendere missioni all’estero per una giusta causa internazionale, durante le quali, purtroppo, qualcuno sacrifica la propria vita, ma dall’altra non difende con paritetico interesse e “decisione” le disavventure che possono capitare agli stessi militi (ed italiani, in generale) all’estero.
Tutte le attività esterne richieste dallo Stato sono intraprese con lo stesso spirito come se si difendesse l’identità Nazionale, per un interesse superiore, ma, nel contempo, il militare ubbidiente deve avere la certezza di essere tutelato dalla propria Patria al di là di ogni motivazione, social economica di convenienza pragmatica. Uno Stato serio non deroga mai sulle questioni di principio di difesa nazionale, soprattutto individuale, che devono sempre superare quelle d’ordine contingente pratico. Alla lunga, questo atteggiamento ripaga sempre!
Insomma noi, Cadetti, allora ventenni, facenti parte dei Corsi che stanno festeggiando (e che hanno superato) il cinquantennale dell’entrata in Accademia, sperammo, in quel tempo travagliato, di intraprendere quella vita per “servire” la Patria Italia, sperando in una sua crescente valorizzazione internazionale, assieme alla democrazia e pacificazione interna. Sperammo allora di vivere in un’Italia che valorizzasse internazionalmente il proprio popolo, sia civile che con le stellette, dove l’italiano all’estero non fosse più maltrattato con sospetto (mafioso, pizza e mandolino), ma dove, come dicevano i romani di una volta, fosse fiero di avvisare al mondo: “Civis romanus sum”. Questa ridicolizzazione generalizzata dell’Italia, invece, come si evince dagli ultimi fatti internazionali, si sta ovviamente allargando in tutti i campi civili sia lavorativi, turistici, sociali.
Vedendo in televisione il Presidente della Repubblica parlare in video conferenza con i nostri militari in servizio all’estero, assieme ad un sentimento di orgoglio per quanto stanno facendo nei vari teatri operativi, abbiamo provato un senso di fastidio nel momento in cui si è rivolto a La Torre e Girone perché il saluto formulato appariva non proprio spontaneo, quasi mascherato da una profondo vuoto di iniziative. A nostro parere sarebbe stato meglio se, scevro da imbarazzi, avesse detto: “Cari Latorre e Girone, ci vergogniamo profondamente per non essere ancora riusciti a riportarvi a casa dai vostri familiari, vi chiediamo, pertanto, scusa e ci impegniamo con rinnovata forza e con assoluta fermezza a farvi rientrare nella vostra amata “Patria” (parola mai usata dal Presidente), che avete servito con onore e grande dignità". Viva le Forze Armate, viva l’Italia.
Una Rappresentanza del 20° Corso (1963-65), Accademia Militare di Modena
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