Secondo il rapporto sull’emigrazione di Italiani in Australia condotto da Australiasoloandata, dal 2012 al 2013 risultano arrivati nel Paese (Australia) più di 20.000 Italiani, superando la quota di Italiani emigrati nel 1950-51. Il 30 Settembre 2013, 18.610 cittadini Italiani erano presenti in Australia, con un incremento del 116% rispetto al settembre del 2011: il trend in crescita e’ sostenuto da una maggiore presenza di titolari di visto vacanza-lavoro e studente. L’esplosione del fenomeno vacanza-lavoro ha segnato un aumento pari al 66,4% rispetto all’anno precedente, i visti concessi sono stati 16.973. I visti studenti invece hanno conosciuto un incremento del 30%, mentre sono stati 1700 i cittadini italiani che hanno beneficiato dei visti sponsorizzati dalle aziende australiane.
I numeri della nuova emigrazione costituiscono un fenomeno che deve indurre a una seria riflessione, e mi dispiace che nessuna componente politica presente oggi in Parlamento lo prenda in considerazione, nemmeno il Comitato per le questioni degli italiani all’estero. Molti giovani costretti ad emigrare lavorano in condizioni di disagio e insicurezza, e spesso in modo illegale: ogni giorno i media italiani raccontano storie di lavoro in nero e di immigrati sfruttati, ma si dimenticano dei nostri connazionali.
L’Art. 1 della Costituzione recita che l’Italia e’ una repubblica democratica fondata sul lavoro, ma sia l’attuale governo che quelli precedenti non hanno mai affrontato seriamente il problema; la classe politica della cosiddetta Seconda Repubblica ha abusato di metodi clientelari, distribuendo posti di favore improduttivi a cani e porci e tartassando le piccole e medie imprese, vero motore dell’economia.
Il governo attuale, quello delle larghe intese, ha già approvato alla Camera la legge di stabilità, ma in essa non risulta esserci un solo punto che riduca realmente i costi del lavoro e che rimetta in circolo i fondi necessari alla crescita: non a caso tutte le sigle sindacali, e perfino la Confindustria, si sono dichiarate insoddisfatte.
In verità, ho trovato in un emendamento approvato dalla Commissione Bilancio un importante passo avanti sulla strada che indico da tempo, quella del rilancio del settore agricolo come motore di una nuova economia e del recupero del territorio. Si introduce una riserva del 20% a favore dei giovani imprenditori agricoli che vogliano affittare dei terreni demaniali.
Nonostante la soddisfazione, pero’, devo rilevare che siamo ancora lontani dalla svolta: io credo che dovremmo dare l’affitto a titolo gratuito dei fondi rustici in stato di abbandono. Sarebbe una misura importante a costo zero per le casse dello Stato. In Italia abbiamo 338.000 ettari di terreni demaniali in stato di abbandono: il loro utilizzo gratuito non solo servirebbe a creare occasioni di lavoro, ma aumenterebbe il valore della nostra terra, saremmo più autosufficienti, e i giovani che vanno in Australia per raccogliere la frutta magari sarebbero più felici di raccoglierla nella loro Patria.
Mi rivolgo ancora una volta agli eletti all’estero: il fenomeno dell’immigrazione giovanile non e’ una cosa di poco conto. C’è una categoria di ragazzi che cerca un inizio, una partenza, una opportunità di crescita. Ed è disposta a mettersi in gioco in tanti settori.
Noi che siamo impegnati giornalmente tra gli italiani nel mondo, in particolare voi, cari eletti all’estero, che avete un mandato elettorale per rappresentarli, abbiamo tutti l’obbligo morale di intraprendere iniziative che diano una mano a questi giovani sia sul territorio Australiano, sia cercando di indagare e capire le ragioni di queste fughe dall’Italia. Per prevenire e contrastare gli aspetti più tristi del fenomeno sociale.
Se i soldi non ci sono si devono trovare, magari partendo dalla rinuncia al rinnovo dei Comites, ai contributi all’editoria estera e forse anche ai costi dei viaggi esteri e al superpotere dei patronati. Basta con la demagogia, affrontate seriamente il problema: ogni giovane che va via dal nostro Paese è una risorsa persa, bisogna investire su di loro, e non farli diventare vuoto a perdere. Svegliamoci tutti, forse abbiamo poco tempo, ma cerchiamo di usarlo in maniera incisiva: si pensi finalmente a produrre lavoro, non strutture clientelari.
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