Una mattinata intensa quella del premier incaricato Matteo Renzi, con il Grillo show a chiudere le consultazioni per la formazione del governo, e poi via a scrivere "il programma concreto" con cui far uscire l’Italia dalla palude, passando per via Nazionale per prendere qualche appunto con il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.
La giornata dell’ex sindaco di Firenze comincia incontrando il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi (uno slittamento di mezz’ora, un piccolo ritardo con l’ex premier che lo attende ma Renzi minimizza: "Solo un minuto"). Il Cavaliere ribadisce la sua posizione: avanti con l’accordo fatto col Pd sulle riforme e per il resto opposizione, ma responsabile. "Sulle riforme istituzionali, sulla riforma del lavoro, quella fiscale e quella della giustizia abbiamo dato al presidente incaricato la nostra assoluta disponibilità a lavorare insieme e approvare in Parlamento queste riforme – dice Berlusconi -, sulla gestione normale siamo opposizione, un’opposizione che deciderà di volta in volta sui contenuti dei singoli provvedimenti, se riterremo che saranno utile al Paese li voteremo".
In particolare Berlusconi ribadisce la necessità di riforme che permettano una reale governabilità del Paese, maggiori potere per il premier, la fine del bicameralismo perfetto con "una sola Camera che approvi le leggi, possibilmente ridotta di numero e che sia dato a questa unica Camera un tempo come oggi è dato ai decreti legge per approvare i disegni di legge". Ma stop a qualsiasi modifica dell’Italicum: "Sulla legge elettorale non ci sono possibilità di cambiamenti, perché già c’è stata una discussione sofferta e abbiamo aderito a richieste, come sugli sbarramenti, che sono scesi a livelli che pensavamo non dovessero essere così bassi". E alla fine Berlusconi augura a Renzi "buon lavoro", apprezzando anche "il ringiovanimento della squadra di governo". "Oggi ho avuto il piacere di incontrare un presidente incaricato che ha esattamente la metà dei miei anni – sottolinea – e mi sembra un buon segnale per il futuro del Paese e il rinnovamento della classe dirigente".
E se il passaggio con la delegazione del Pd è fisiologicamente indolore (i capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda garantiscono a Renzi un appoggio "convinto" alla sua sfida, casomai i problemi per il premier in pectore possono arrivare dalla minoranza cuperliana e civatiana), l’incontro con il leader del Movimento 5 stelle è a dir poco esplosivo. Niente di politico, comunque, la diretta streaming delle consultazioni trasforma il colloquio tra Renzi e Grillo in un monologo-comizio-show del comico genovese, che salta da un argomento all’altro attaccando e schernendo l’ex sindaco genovese e i suoi collaboratori, impedendo sostanzialmente a Renzi di parlare e illustrare il proprio programma. Pochi minuti in cui il premier incaricato non riesce ad arginare la foga di Grillo: "Noi non vi chiediamo alcun accordo vecchio stile, non siamo a chiedervi voti di fiducia", esordisce Renzi, che viene subito stoppato da Grillo: "Tu sei una persona buona che rappresenta un potere marcio che noi vogliamo cambiare". E tra una battuta e un’invettiva, il leader del M5s dice con chiarezza quello che è venuto a fare a Montecitorio perché costretto dalla consultazione online degli iscritti al M5s ("Io non sarei venuto"): "A me non interessa colloquiare democraticamente con un sistema che voglio eliminare", sentenzia Grillo. Finito lo spettacolo, il premier incaricato esce dalla sala del Cavaliere e detta i tempi di questa crisi di governo: in serata incontro con il Capo dello Stato per riferirgli sulle consultazioni, domani messa a punto di "un programma concreto" con la prospettiva di sciogliere la riserva sull’incarico sabato, presentare la squadra di governo e chiedere ai presidenti delle Camere di votare la fiducia al suo governo a partire da lunedì della prossima settimana.
L’esito di questi due giorni di consultazioni Renzi lo riassume così: "Dopo un giorno e mezzo molto tosto di incontri, dialoghi, approfondimenti programmatici sono decisamente convinto che ci siano le condizioni per fare un ottimo lavoro". Niente vertici di maggioranza, però: "Io sono allergico ma se si vogliono vedere si vedono", dice, derubricando a evento di secondo piano quello che ieri Angelino Alfano aveva rivendicato come un grande risultato del suo partito. Sul fronte del programma Renzi ribadisce le riforme da mettere in cantiere prima del semestre di presidenza europea dell’Italia: "Dai tagli dei costi della politica alle riforme costituzionali e istituzionali", con la road map già tracciata, "a marzo una riforma del lavoro, poi fisco ad aprile e semplificazione della Pa a maggio". E poi, conclude, "bisognerà affrontare i temi legati all’amministrazione della giustizia di questo Paese". Titoli da riempire di contenuti tra oggi e domani, o comunque prima di presentarsi alle Camere per la fiducia. Con una sola certezza, in Parlamento "la maggioranza sarà quella che ha sostenuto il precedente governo".
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