‘Siamo delusi, ma si puo’ capire. Chi vive il disagio e la precarieta’ vuol far vedere che ne ha abbastanza, e vota Marine Le Pen’. C’e’ disappunto negli occhi di Fred, sindacalista Cfdt allo stabilimento Arcelor Mittal di Florange, in Lorena, mentre tenta di spiegare il successo dell’estrema destra in questa terra di operai e immigrati, dove l’industria pesante e quello che resta del bacino minerario sono le uniche possibilita’ di lavoro.
Florange, cittadina di undicimila anime a due passi dal confine con il Lussemburgo, e la sua acciaieria a rischio delocalizzazione sono diventati nel corso della campagna elettorale il simbolo della crisi dell’industria francese. Dal picchetto degli operai, in protesta contro l’arresto ‘temporaneo’ degli altiforni, sono passati un po’ tutti i candidati alla presidenziali, dal rosso Jean-Luc Melenchon al conservatore Nicolas Dupont Aignan, a due grandi rivali Francois Hollande e Nicolas Sarkozy. Con una sola eccezione: Marine Le Pen, che si e’ limitata a mandare qualche sostenitore a distribuire volantini davanti ai cancelli, sfidando scioperanti e sindacalisti, tradizionalmente di sinistra.
Eppure e’ stato proprio il risultato ottenuto dalla Le Pen domenica scorsa a far tornare l’attenzione dei media su Florange: 25,69%, ben al di sopra della media nazionale, e soprattutto 9,5 punti in piu’ rispetto alle presidenziali del 2007. ‘In realta’ non e’ una novita’ assoluta – spiega il sindaco, Philippe Tarillon, socialista – qui la crisi economica e’ gia’ passata, con la ristrutturazione nella siderurgia degli anni Settanta, e la disoccupazione imperante tra Ottanta e Novanta, e questo aveva gia’ fatto salire i consensi del FN. Nel 1995, Jean-Marie Le Pen era arrivato oltre il 28%. Ma in termini di numero di voti quello di stavolta e’ un record, perche’ la partecipazione e’ stata alta’.
Un risultato a cui, aggiunge, hanno contribuito due tipi di votanti: uno ‘zoccolo duro di persone veramente di destra, che con la crisi si e’ consolidato ed e’ diventato piu’ visibile’, e un ‘elettorato popolare, che in molti casi prima votava per l’estrema sinistra, e che ora sceglie il Front national per mostrare la propria collera, perche’ non crede piu’ in niente, e ha perso la fiducia nelle istituzioni’. Diventando preda di una radicalizzazione del discorso politico, che fa leva su temi come senso di insicurezza, paura del futuro e senso di abbandono.
Cosi’, il messaggio dell’estrema destra ha attecchito anche in questa terra da sempre abituata ad accogliere stranieri, dove nelle miniere prima e nelle grandi industrie poi da sempre lavorano fianco a fianco francesi, maghrebini, spagnoli, portoghesi e tanti, tanti italiani. Anche nel picchetto di operai che sorvegliano l’ingresso all’acciaieria contesa, tanti rivendicano origini italiane, dal Veneto alla Sicilia passando per Abruzzo e Calabria. ‘Quaranta o cinquant’anni fa, la paura degli stranieri era contro gli italiani – ricorda uno di loro – quando eravamo bambini noi c’era molto razzismo. Ma i giovani ora lo hanno dimenticato, e anche se sono figli di stranieri votano Le Pen. Non per ideologia,per paura’. A Florange e nelle altre cittadine del bacino siderurgico ma ancora di piu’ negli ex villaggi minerari sul confine tedesco, come Forbach e Morsbach, dove la disoccupazione era endemica prima della crisi.
Questa crescita della Le Pen e dell’estrema destra si e’ fatta soprattutto a scapito del presidente uscente Nicolas Sarkozy, scivolato dal 28,7% al 19% perche’, fanno notare in molti, qui di lui non si fidano piu’. ‘Ha sbagliato, perche’ ha promesso troppo – racconta ancora Frederic – e’ venuto a dirci che avrebbe fatto ripartire l’altoforno, e non e’ stato cosi’. Come quando era andato dai colleghi di Gandrange a dire che con o senza Arcelor Mittal la loro acciaieria sarebbe rimasta aperta, e invece ora e’ chiusa. Ma e’ inevitabile: quando punti troppo in alto nel fare promesse, se ci si accorge che non puoi mantenerle la caduta sara’ verticale’.
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