"Quattro o cinque milioni di euro". A tanto ammontano i danni economici causati dalla protesta dei forconi secondo Gianluigi Cimmino, amministratore delegato di Yamamay, come spiega in una intervista a Repubblica. E aggiunge che per Natale "ci fanno perdere un’occasione di vendita che per molte aziende è vitale. Possibile che lo Stato non riesca a garantire il movimento delle merci? Possibile che gli imprenditori in Italia si ritrovino ancora una volta in ostaggio?".
Prosegue: "Capisco i motivi della loro protesta, sono legittimi. Ma non si può bloccare un Paese così. Ci sono stati attacchi verso centri commerciali costretti a non aprire per motivi di sicurezza. E’ successo per esempio con LeGru a Grugliasco, in provincia di Torino, chiuso per un’intera giornata martedì e per mezza giornata mercoledì", "gli attacchi ai negozi sono diventati insostenibili. Non avete idea del clima di panico e di paura che si è diffuso. Noi siamo presenti su tutto il territorio nazionale con più di mille punti vendita, da Aosta a Canicattì. Le nostre sedi sono a Nola e a Gallarate, in zone dove i presidi dei Forconi sono ben strutturati". C’è il rischio di non riuscire a consegnare la merce entro Natale? «Rischio? E’ una certezza, purtroppo. Abbiamo 100mila capi prodotti da terzisti italiani, in Lombardia e in Puglia dove c’è un grande polo manifatturiero dell’intimo nella zona di Andria e Bitonto, che sono fermi sui camion lungo le strade e nei depositi perché fuori dai maggiori spedizionieri ci sono i picchetti dei Forconi che bloccano il passaggio. Poi ci dicono che bisogna investire in Italia, ma come si fa?". E conclude: "Lo Stato non dà più garanzie e certezze alle piccole e medie aziende. E la conseguenza è che gli imprenditori delocalizzano. Ma non è che non si produce in Italia solo per una ragione di costi maggiori. II transito della merce, anche in casi di protesta dilagante come in questi giorni, dovrebbe essere tutelato".
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