Giulia Ligresti vuole uscire dall’inchiesta Fonsai patteggiando la pena. La richiesta verra’ discussa da un giudice del tribunale di Torino ai primi di settembre. E la procura di Torino, secondo quanto trapela da fonti giudiziarie, tendenzialmente non e’ contraria. Nel frattempo, pero’, la quarantacinquenne figlia di Salvatore Ligresti (a sua volta ai domiciliari) resta nel carcere di Vercelli, dove e’ rinchiusa dal 17 luglio: il suo stato d’animo preoccupa chi la sta seguendo, la donna versa in uno stato di profonda prostrazione e rifiuta il cibo.
Gli operatori hanno trasmesso una relazione al Palazzo di Giustizia di Torino e, a quanto pare, lo stesso procuratore capo Gian Carlo Caselli ha voluto informarsi personalmente della situazione. Non e’ difficile indovinare i motivi che stanno alla base dello stato d’animo di Giulia Ligresti: nonostante l’atteggiamento processuale differente rispetto agli altri indagati, e nonostante un parere favorevole dei magistrati inquirenti, il gip Silvia Salvadori, il 6 agosto, ha respinto la sua richiesta di scarcerazione, motivandola – secondo quanto si e’ appreso – con il pericolo di fuga all’estero.
Il fratello, Paolo Gioacchino, raggiunto anch’egli da un ordine di custodia cautelare, ha trovato rifugio in Svizzera dove il suo status di cittadino svizzero, acquisito da poche settimane, lo protegge dall’arresto e dall’estradizione immediata. I suoi difensori cercheranno di sbloccare la situazione nei prossimi giorni.
Gli altri indagati, finora, hanno sempre contestato punto per punto la ricostruzione di procura e guardia di finanza, che procedono per false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato in relazione al bilancio Fonsai del 2010. Il 12 agosto e’ scattato il sequestro preventivo di beni, conti correnti e quote societarie per 251 milioni: un’operazione che ha riguardato, fra l’altro, alberghi di lusso come a Torino il Principe di Piemonte. Si e’ trattato di mettere le mani (l’obiettivo finale e’ di arrivare alla confisca) sull’ammontare del presunto danno provocato al titolo – e quindi a tutti i possessori di azioni – della compagnia assicuratrice. Il gip ritiene che la presentazione del bilancio, il 28 aprile 2011, sia stata accompagnata da ”false notizie” per nascondere perdite; quando arrivo’ la comunicazione corretta, mesi dopo, ci fu un abbassamento del valore delle azioni. Contro il sequestro la maggior parte degli indagati ha gia’ presentato ricorso: il braccio di ferro continua.
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