Italiano, piemontese di Cuneo, parla con il linguaggio del mondo. Imprenditore nel campo dell’alta ristorazione, un uomo e un nome di successo, può permettersi di prendere a sculacciate l’Italia e di dettare la personale ricetta del riscatto e della vittoria. “In Italia siete pieni di tesori, però è come se teneste Caravaggio in cantina”, accusa senza un’oncia di spocchia e neanche un grammo d’arroganza
Natale Farinetti, conosciuto nel mondo come Oscar. È il creatore della catena di ristorazione Eataly. “In alcune regioni d’Italia c’è tutto, avete tutto: turismo, moda, design, agroalimentare. L’Italia è il business del futuro, a patto che riesca ad organizzarsi, a fare squadra”; lui ce l’ha fatta da solo, lui figlio di un partigiano imprenditore e politico, Paolo Farinetti.
A Eataly, da Oscar, si mangia bene, si può fare la spesa, si trova di tutto, vini e birre pregiate, champagne e spumanti, formaggi italiani e francesi, i migliori, prodotti Doc, prosciutti, salami. Di tutto di più, anche i libri. Eataly è una geniale invenzione. Un fenomeno di successo a New York come a Tokyo, a Roma e Torino, e da oggi anche a Firenze. Duemila metri di spazio al 52 di via Martelli, nei locali dell’ex libreria Marzocco, a due passi dal Duomo, nel cuore della città rinascimentale.
Tre piani dedicati alla cucina, alla cultura del cibo e della ristorazione. Il ristorante gourmet Enoteca Pinchiorri, giù il cappello al primo piano. Farinetti, in questa ex libreria della casa Giunti, unirà il cibo e i libri. “Purtroppo librerie e teatri chiudono. Noi cerchiamo di insediare punti vendita al loro posto. Salviamo così la cultura grazie al cibo”. La ricetta di Oscar per restituire all’Italia la fame dell’ambizione. “Prendiamo la Francia, ha un’organizzazione turistica che raccoglie 80 milioni di turisti. Quarantasette milioni l’Italia, che con il paesaggio e l’arte che si ritrova ne dovrebbe avere almeno 120 milioni. Se non di più”. Sbaglia l’Italia, il suo errore è cronico ormai. Farinetti, 58 anni, l’accusa di non saper promuovere i propri tesori, e poi è ammalata di provincialismo, non riesce ad essere unita. “Finchè ogni regione fa la sua campagna promozionale, non si andrà lontano. Dobbiamo saper vendere il made in Italy nel mondo”.
Farinetti ha dimostrato come si fa. Imputa all’Italia l’incapacità di narrare, raccontare, i nostri tesori, di sapere valorizzali e promuoverli.
Un discorso difficile, oggi, forse non più percorribile, perché il Paese è dilaniato dalla crisi economica. Farinetti è dell’idea che la rotta si possa invertire. “Come? Riducendo in maniera drastica il costo del lavoro. In Italia abbiamo buoni imprenditori, il problema è lo Stato: costa troppo. Va messo dunque a dieta, bisogna costringerlo a dimagrire”. Tutto qui, ma basterà, sarà sufficiente per uscire dal tunnel? Decisamente no. “E se non sarà sufficiente, è lampante che si debba ricorrere a una rottura dolce del patto di stabilità”. Secondo il re della ristorazione italiana nel mondo, necessita espatriare, portare all’estero le vocazioni italiane e saperle gestire. “Il mondo è grande, bisogna avere una visione globale legata al local, alle nostre peculiarità territoriali”. Dettato il consiglio, ecco l’allarme.
La spesa familiare per mangiare è passata dal 60 per cento al 20- 25. “E la conoscenza del cibo è molto bassa. Incredibile. Sapere cosa si mangia è fondamentale. Prendiamo una mela, in Europa ne esistono 200 tipi; 90 in Italia. Accanto alla mela, nei negozi, c’è solo il prezzo. La mela come il cibo va invece raccontata, descritta”. Ma il cibo, quando è di qualità non è approcciabile solo dai ricchi? Farinetti contesta: si spende più per telefonare alla moglie e dirle di buttare la pasta che per comprarla. Il suo consiglio: sui prodotti va messo il marchio Italia, sulle mele come sulla carne Chianina, sull’olio e per il vino, sul pesce del Tirreno, il pecorino toscano, la finocchiona. Oscar è un patito delle zuppe toscane, a Eataly Firenze ci sarà un angolo dedicato a loro. Ribollita, ceci, panzanella, farro e lenticchie, e altro. In un trionfo di vini: Sangiovese, Montucco, Morellino, Chianti, Montalcino. “Deliziosi, vivi, identitari”. E dall’Italia, si raccomanda Natale Farinetti, in arte Oscar, i giovani vadano via, l’estero è il posto giusto per loro. “Lo scopo vero è capire e vedere le cose in un’ottica mondiale, con la prospettiva di dover tornare Italia”. Ma per fare cosa? Poter agire a livello locale con mentalità non più provinciale, ma con gli occhi, la mente, il pensiero rivolti al mondo.