In una lettera pubblicata su La Stampa il presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, interviene nel dibattito sui sui rischi che le prossime elezioni europee segnino una grande vittoria dei partiti populisti ed antieuropei e sottolinea che "da una comune accettazione, spesso acritica, dell’Europa come denominatore comune di popoli e Paesi, fattore di pace e di progresso, si è oggi scivolati ad una visione dell’Europa come mostro burocratico e parassitario, prima responsabile di un disagio sociale generalizzato e di uno scontro intergenerazionale. Il fatto è che a una Marine Le Pen in carne ed ossa non si possono contrapporre uno Spinelli o un De Gasperi imbalsamati in una teca da museo.
Il populismo anti-europeo non si combatte con una retorica europeista vuota di contenuti e di proposte legati alle condizioni presenti della società europea. Occorre mettere in discussione non l’Europa o l’euro, ma alcune scelte fondamentali nelle politiche europee degli ultimi anni, a cominciare da quella, sbagliata, di una austerità senza costrutto. Certo ci vuole coraggio. Un coraggio che, negli ultimi anni, è mancato alle classi politiche europee, spesso interessate solo a difendere gli interessi del proprio Paese o a scaricare sull’Europa la colpa delle proprie debolezze.
Quante volte abbiamo sentito frasi del tipo ‘ce lo chiede l’Europa’? Francamente un po’ troppe per non pensare ad un processo di deresponsabilizzazione crescente e ad una sorta di permanente ‘scaricabarile’. Bene dunque fa il nostro presidente del Consiglio a porre al tavolo di Bruxelles, col piglio che gli è proprio, il tema di un cambiamento delle politiche economiche comuni. Il futuro della costruzione europea si gioca sui temi del lavoro e della competitività delle imprese, sullo stimolo alla domanda interna e sul rilancio della ricerca e soprattutto sull’obiettivo di sanare il gap generazionale che si è aperto tra gli anziani ‘occupati’ e i giovani ‘in permanente ricerca del lavoro’. Lo stesso Obama, a fronte di tante incertezze in politica estera, i successi maggiori li ha ottenuti proprio nel rilanciare l’economia americana, anche grazie a un atteggiamento più dinamico nei confronti dei vincoli di bilancio e a un ruolo più deciso dello Stato. Fatti i compiti a casa, non sarà il caso di gettare lo sguardo anche oltre Atlantico?".
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