Il tema, che oggi coinvolge anche il Presidente Berlusconi, è scottante. L’ex premier ha dichiarato: “Se non dovesse cambiare la politica monetaria, sarà la realtà a spingerci fuori dalla moneta unica”. Tralasciando il fatto che su 28 Paesi dell’Unione solo 18 adottano l’euro, gli effetti nefasti dell’adozione di una moneta straniera su cui non abbiamo alcun potere sovrano, né strumenti di aggiustamento e riallineamento della politica monetaria ha prodotto (dal 2002 ad oggi) una strisciante crisi occupazionale e dei consumi.
La credibilità internazionale, l’euro forte, sono cibi succulenti per politicanti miopi che hanno svenduto la nostra indipendenza sull’altare di una sudditanza economica nei confronti dei potentati esteri. Non è blasfemo affermare che la bilancia commerciale del Sud Europa sia andata in negativo a favore della Germania & Co., grazie all’artificiosa applicazione di un macigno (euro) ad economie troppo fragili per supportarlo.
Aldilà di tutte le storture che andrebbero corrette, pensiamo alla mancanza di una Banca Centrale vera (come la FED americana) che non ci esponga a crisi dei debiti sovrani, l’abolizione del Fiscal Compact che a partire dal 2015 (o dal 2016 secondo il Ministero dell’Economia) applicherà una “extra tassa” ai nostri bilanci di circa 40 miliardi l’anno a favore di un insensato pareggio di bilancio (deficit 0% e progressiva riduzione in un ventennio del debito pregresso sino al 60% del PIL). Per non parlare dell’European Redemption Found o in acronimo ERF, ovvero una sorta di pilota automatico che guiderà tutte le eccedenze oltre il 60% dei vari debiti pubblici europei, in unico calderone gestito dalla BCE con l’emissione di eurobond dai bassi tassi d’interesse e massimi voti di rating.
Il tutto, badate bene, a fronte di garanzie reali come riserve auree (l’Italia è terza al Mondo per detenzione), parte della fiscalità generale (ad esempio il gettito IVA, in buona parte migrerà direttamente a Bruxelles) e le quote azionarie delle società partecipate (Eni, Enel, Finmeccanica, metteranno il naso nelle nomine dei C.d.a.).
La truffa è congegnata alla perfezione, prima ti strozzano e poi, come fossero curatori fallimentari, ti portano via fette di economia e patrimonio pubblico.
Anche nel caso in cui venisse fermato questo plotone d’esecuzione finanziario, con una massiccia presenza dei partiti euroscettici il 26 Maggio post elezioni, resterebbe il grande nodo di una moneta squilibrata e dal cambio fisso.
L’euro, essendo calmierato su una vasta scala troppo grande e disomogenea, ha fatto sì che il “prodotto Italia” arrivi sul mercato sempre con un prezzo sbagliato, maggiorato del 40%. A differenza, la Germania ha una moneta più debole del 40% rispetto al vecchio marco. Il risultato è che le nostre esportazioni soffrono tantissimo e l’impossibilità di essere i migliori (abbiamo una buona industria ma non a livello delle produzioni nordiche) e non potere più offrire un prezzo competitivo, ha distrutto la nostra capacità commerciale su scala globale.
Le imprese delocalizzano, e l’unico modo per rimanere qui è diventare come l’Electrolux, costringere la manovalanza a forti riduzioni di salario, perché per competere con la Merkel non posso più fare leva sulla svalutazione monetaria, ma debbo svalutare i salari e tenere alta la disoccupazione per scongiurare una inflazione ancora più devastante su una economia in profonda crisi di consumo.
La grande bolla che ci hanno propinato come integrazione, non poteva funzionare senza l’armonizzazione dei popoli, delle culture, delle politiche del lavoro, dei salari, del diritto civile, del diritto internazionale. Oggi il sogno è andato in frantumi, o ricostruiamo la nostra Italia oppure raccoglieremo solo macerie.
Twitter @andrewlorusso
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