Crolla il peso argentino (-29% a 13,9 sul dollaro) alla riapertura dei mercati dopo che il nuovo governo del presidente Mauricio Macri ha annunciato la fine delle restrizioni sui cambi e del sostegno della propria banca centrale alla valuta sudamericana.
La decisione di lasciar svalutare il peso e’ un elemento chiave di una strategia che punta a rianimare l’economia argentina da una crescita anemica, un’inflazione stimata al 25% e una carenza di dollari.
I DETTAGLI Il peso argentino ha perso il 40% del proprio valore nel primo giorno successivo all’abolizione delle restrizioni ai tassi di cambio voluta dal nuovo presidente, Mauricio Macri, che ha vinto le elezioni sulla base di una piattaforma programmatica improntata sulla liberalizzazione dell’economia. Le restrizioni erano state imposte quattro anni fa dall’allora presidente Cristina Kirchner allo scopo di frenare le fughe di capitali e porre un limite all’evasione fiscale. Secondo la normativa archiviata ieri, i cittadini argentini che volessero cambiare pesos in dollari dovevano documentare la provenienza del denaro e potevano acquistare solo piccole quantita’ di valuta Usa, considerata dai cittadini argentini un bene rifugio. Tali limiti avevano dato vita a un florido mercato nero dei dollari, dove il tasso di cambio risultava pari a 15 pesos per dollaro, contro il cambio ufficiale di 10 pesos per dollaro.
La svalutazione innescata dalla riforma di Macri avrebbe quindi prima di tutto l’effetto di riallineare il cambio ufficiale a quello del mercato nero che, con la liberalizzazione dell’acquisto di valuta, dovrebbe col tempo contrarsi o scomparire. Il tasso di inflazione, gia’ superiore al 25% quest’anno, secondo alcuni analisti rischia pero’ di schizzare al 35% nel 2016 proprio in seguito alla liberalizzazione del cambio. Numerosi critici hanno quindi sottolineato che le nuove norme faranno crollare il potere d’acquisto degli argentini.
Macri ha reagito affermando che la liberalizzazione del cambio trainera’ le esportazioni e consentira’ di frenare l’emorragia delle riserve di valuta estera, scese sotto quota 25 miliardi di dollari per via degli sforzi del governo Kirchner di mantenere a galla il cambio ufficiale peso/dollaro. Macri nei suoi primi giorni di governo ha anche abolito la tassa del 5% sulle esportazioni di prodotti industriali, eliminato quella sulle esportazioni di grano e ridotto la tassa sulle esportazioni di soia. Quest imposte erano state introdotte da Kirchner per finanziare il welfare ma Macri ha assicurato che i tagli alle tasse non verranno accompagnati da tagli alla spesa sociale.
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