Sposati all’estero ma semplici coinquilini per lo Stato italiano. E’ questa la condizione in cui si trovano le dodici coppie omosessuali di Milano che questa mattina si sono riunite davanti all’ufficio anagrafe per chiedere la trascrizione del proprio matrimonio sul registro di stato civile del Comune. Come Annie e Micaela, sposate in Massachusetts. O Luca e Andrea, che hanno detto si’ a New York.
Dopo la sentenza emessa ad aprile dal Tribunale di Grosseto – che ha aperto la strada alla trascrizione dei matrimoni same sex contratti fuori dall’Italia in diversi centri (tra cui Napoli e Bologna) – anche gay residenti a Milano ma sposati all’estero chiedono al sindaco Giuliano Pisapia di essere riconosciuti come coniugi nella loro citta’. L’iniziativa arriva dopo un primo dialogo con l’amministrazione comunale "finito due mesi fa in un vicolo cieco". "Alcuni di noi – dicono – hanno gia’ in tasca un rifiuto formale alla trascrizione da parte del Comune di Milano per, si dice, contrarieta’ all’ordine pubblico, una motivazione gia’ ampiamente smentita dalla Corte di Cassazione". "Altri – continuano – sono in attesa di capire quale sara’ la posizione definitiva del sindaco Giuliano Pisapia, che da oltre quattro mesi ha avviato tramite l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino un confronto con Rete Lenford, associazione di avvocati per i diritti lgtb". Fino ad ora, pero’, nulla di fatto.
Per le coppie, inoltre, non si tratta soltanto di un atto simbolico. "L’effetto della trascrizione – spiega l’avvocato di Rete Lenford, Maria Grazia Sangalli – e’ quello di pubblicita’ e di certificazione". Con il primo, "si rende noto ai terzi che queste persone non sono nubili o celibi e che quindi l’eventuale celebrazione di un altro matrimonio sarebbe inesistente". Il secondo, invece, "consente il rilascio da parte dell’anagrafe di un certificato di matrimonio avvenuto all’estero che riconosce ai cittadini il proprio status e quindi l’ottenimento dei diritti previsti dalle leggi dell’Unione Europea".
La risposta del Comune e’ attesa tra circa un mese. "Ma perche’ dovrebbero dirci di no?" si domandano Annie e Micaela. "Chiediamo al sindaco un’assunzione di responsabilita’ – affermano Luca e Andrea – anche in relazione agli ideali che ha espresso in campagna elettorale. Pisapia, sottolinea la coppia, "fa parte di una componente politica (Sel, ndr) che su questo tema ha delle posizioni estremamente chiare. In alternativa, il sindaco se ne assuma pubblicamente le responsabilità".
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